Mallya: i piloti “paganti” mandano un messaggio sbagliato
Il Team Principal della Force India torna su un tema molto dibattuto nella Formula1 di questi anni: i giovani che approdano nel Circus più per merito degli sponsor che si portano dietro, che per le performance fatte vedere nelle serie minori. “Non ho mai scelto piloti paganti, ma solo ragazzi di talento. E continuerò a seguire questa politica”, afferma Mallya.
Dove vai se lo sponsor non ce l’hai? Per i giovani aspiranti a un sedile nel dorato mondo della Formula1 (e non solo per loro), questo sembra diventato un mantra imprescindibile ormai. In una Formula1 attanagliata, come tutti i settori, dalla crisi economico-finanziaria, la scelta dei piloti diventa sempre più una questione di marketing. E di sopravvivenza.
Lo sa bene la Sauber, praticamente costretta a mettere sotto contratto Sergej Sirotkin, rampollo russo diciassettenne il cui unito merito, al momento, è quello di essere figlio di suo padre, Oleg, magnate a capo di una delle tre società che salveranno la scuderia svizzera dal crack.
Finiti i tempi in cui la scalata al successo cominciava dall’anonimo kartodromo di famiglia situato nell’anonima provincia tedesca (leggi: Michael Schumacher), tra i piloti giovani e meno giovani di seconda fascia, si contano sulle dita di una sola mano i non paganti, i non figli d’arte o i non figli/fidanzati di papà.
Con il mercato 2014 che ancora impazza, sul tema piloti paganti è tornato Vijay Mallya: “Prendere dei piloti paganti manda ai team un messaggio sbagliato”, ha dichiarato il team principal della Force India al magazine Autosport. “Per la selezione dei piloti, io mi confronto con i miei ingegneri e il direttore tecnico. E’ andata così, quest’anno, quando in una scelta tra due abbiamo optato per Adrian Sutil”. Il secondo dei due era Jules Bianchi (allora terzo pilota Force India, oggi in Marussia, domani ancora non si sa), promettente pronipote d’arte, gestito da Nicolas Todt (figlio del presidente FIA, Jean) e primo acquisto del Ferrari Driver Academy. Sutil poteva vantare l’esperienza in Formula1 che mancava al francesino. “La scelta è stata questa perché le persone che compongono il reparto tecnico del team hanno detto «va bene lui». Non volevo che pensassero che tutti gli sforzi che fanno per realizzare una vettura competitiva rischiassero di essere compromessi in pista, perché io avevo scelto un pilota che non era il migliore tra quelli disponibili. Non ho mai scelto piloti paganti, ma solo ragazzi di talento. E continuerò a seguire questa politica”.
A proposito di nuovi giovani promettenti, la Force India ha ufficializzato proprio due giorni fa l’ingaggio di James Calado come terzo pilota per quello che resta della stagione 2013. Calado, che l’anno scorso è stato il miglior rookie della GP2 con un ottimo quinto posto iridato, ha fatto molto bene agli Young Driver Test di Silverstone dello scorso luglio. “Siamo rimasti impressionati da James Calado”, afferma Mallya. “La prima volta che ha provato una vettura di Formula1 ha fatto un gran lavoro. Era il numero uno della mia lista per il posto da terzo pilota”. Il giovane pilota inglese, il prossimo weekend, prenderà parte alle prove libere del Gp di Monza.