Se il marketing della gomma fa discordia…

Michelin e il ritorno in Formula 1. Se il marketing della gomma fa discordia. Ecco i motivi della TyreWar

venturoli

Agosto duemilatredici, città termale di Cheltenham, Glouchestershire, Inghilterra. Passeggiando per la luminosa promenade cittadina che apre sulla piazzetta del Municipio, Paul Hembery si sta probabilmente chiedendo come diavolo sia potuto succedere tutto questo pasticcio. Silverstone, i test Mercedes e ora persino i rivali francesi – sempre loro – e le loro intenzioni di tornare in Formula 1. A 45 anni Hembery, capo del Motorsport Pirelli e già CEO Pirelli per l’Asia e il Pacifico, sa bene che la matassa sarà ben più difficile da sbrogliare del previsto. E che qualcuno, probabilmente, si farà male.

Pirelli_Formula 1_2013A tre mesi dalla fine della stagione 2013, l’azienda Milanese non ha ancora alcuna certezza di essere in Formula 1 per l’anno prossimo. Pirelli ha in tasca contratti firmati con Ecclestone e con un gran numero di Team (8 secondo i più conservatori, 10 a detta dei coraggiosi) ma non con la FIA di Jean Todt. Il Presidente esecutivo della FOM minimizza su questo ultimo dettaglio,ma non è così semplice come la si vuol far apparire. Inoltre, soffre il fiato sul collo di Michelin, i cui comunicati stampa su un possibile ritorno in Formula 1 si stanno facendo sempre più incalzanti e appuntiti.

Dall’altro capo della Manica, Pascal Couasnon, boss dello sport Michelin ci tiene in queste ore a fare sapere che per il produttore francese non ci sarebbe nessun problema ad entrare nel Campionato senza alcun competitor. Affermazione questa, che smentisce quanto detto nei mesi scorsi, ovvero che per Michelin sarebbe stato fondamentale avere almeno un altro costruttore in gara per mostrare il livello superiore dei propri prodotti. Insomma, lui, lei o l’altro.

Una volta di più il Circus si trova imbrigliato dalla vicenda gomme molto più di quanto – ad esempio – non lo sia stato da quella dei propulsori. Con la nuova stagione alle porte e i preparativi per le nuove monoposto già a buon punto, cambiare il fornitore di coperture potrebbe essere un ulteriore scossone agli equilibri generali, soprattutto nel caso di una TyreWar, una guerra delle gomme che vedrebbe più aziende dividersi la fornitura.

Anche Pirelli sta già da lungo tempo lavorando sulle gomme 2014 anche se, come ammette lo stesso Hembery “la situazione è abbastanza paradossale. Noi siamo costretti a lavorare per l’anno prossimo poichè la nuova stagione è alle porte, ma allo stesso tempo non abbiamo nessuna sicurezza di parteciparvi”.

Alla base di questa querelle ci sono da ricordare diversi punti non di scarsa importanza per comprendere appieno la faccenda.

michelin-f1Primo fra tutti, il fattore economico. Pirelli e Michelin sono entrambi fra le prime cinque aziende produttrici di pneumatici al mondo, rispettivamente con 6,1 e 17,8 Miliardi di Euro di fatturato all’anno. Di contro, la Formula 1, stando spanometricamente agli ultimi rilevamenti è un business da approssimativamente 3,7 Miliardi di Dollari. Oltre alla portata imponente delle cifre in questione, bisogna ricordare –se parliamo di portafoglio- l’importanza degli aspetti B2B legati all’essere in Formula 1. Stare nel paddock, persino per aziende di tale portata, è strumento fondamentale per rimanere vicini agli altri grandi nomi del motorsport e sconfiggere i competitor. Non va infatti dimenticato che la battaglia che sta buferando sulla F1 è già passata in precedenza per il Rally, dove Michelin ha scalzato Pirelli come fornitore ufficiale per il Campionato. Della serie Francia 1 – Italia 0.

Il secondo aspetto da considerare, e di notevole importanza, è quello del Marketing. Couasnon ha dichiarato che se Michelin dovesse tornare nella massima serie del Motorsport, sarebbe per la sfida tecnologica e per portare prodotti nuovi e d’avanguardia.

“A noi la Formula 1 di oggi non piace –ha dichiarato pubblicamente il Numero 1 dello sport Michelin – Anzi, non solo non mi piace, ma mi delude e mi fa arrabbiare. Che immagine si dà di un componente fondamentale di un avvenimento motoristico come uno pneumatico se lo si deve cambiare ogni tre giri”. E’ una stoccata studiata e di notevole importanza, sopratutto all’interno di un campionato come quello di quest’anno in cui il rendimento delle gomme ha influito non poco sull’andamento delle gare. Se Michelin dovesse rientrare, promettono, sarebbe per portare gomme che durano nel tempo e le cui prestazioni non calano in tre, quattro, dieci giri.

mercedes-scoppioE’, inoltre, una mossa di marketing che mira a pararsi dal danno di immagine che Pirelli ha dovuto subire nel corso di questi Gran Premi, specialmente quello di Inghilterra. Certamente, infatti, per chi produce pneumatici anche per il grande pubblico, non è gran chè vedere che i propri prodotti vanno in brandelli in mondovisione mettendo a rischio la vita di alcuni degli atleti più pagati e conosciuti al mondo. A storcere il naso su questo punto, però, è stato questa volta il circus stesso, cui gli interessi aziendali dei gommaroli interessano ben poco. Piaccia o non piaccia (il dibattito è eterno) i pneumatici a così rapido degrado hanno inserito un elemento di suspance in più per fan, spettatori e reti televisive. Sono due necessità –entrambe di immagine- in profonda antitesi. Da una parte ci sono aziende che desiderano mostrare la qualità dei propri prodotti, dall’altra c’è uno sport che vuole inserire più variabili possibili per evitare la monotonia.

La dichiarazione di Couasnon che abbiamo riportato sopra inserisce sapientemente il coltello nel punto debole del rapporto che esiste fra Pirelli e la F1. Pirelli infatti non ha commesso errori a caso, producendo gomme terrificanti, ma ha eseguito ordini dall’alto che domandavano gomme meno prestanti dal punto di vista della tenuta. Avendo un contratto firmato, Milano ha dovuto chinare il capo a fronte di penali disastrose e di una crisi internazionale di comunicazione.

Ben lungi dall’essere un dibattito su chi sarà il fornitore di gomme per l’anno venturo – benché a rigor di logica non dovrebbero esserci cambiamenti a breve termine – ma la questione si sposta su che futuro sportivo vuole prendere la Formula 1 e su quanto le aziende siano disposte a cedere dal punto di vista dell’immagine del prodotto pur di essere dentro il circus.

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