Alonso, costanza cercasi: serve un reset
Il pilota asturiano della Ferrari in queste prime sei prove del mondiale ha alternato grandi gare a prove deludenti, urge un cambio di marcia per ambire all’iride.
Premi il tasto reset e torna al 2012 samurai. Perchè, continuando così, il mondiale anche quest’anno rischia di restare impigliato nella bacheca dei “vorrei ma non posso“.
C’è un dato, preoccupante, che riguarda la cavalcata zoppa di Fernando in questo 2013, e che a dire il vero non rende onore alle qualità del pilota spagnolo. Il 50% delle gare corse sinora, ovvero tre su sei, sono state semplicemente da buttare.
L’errore e la fretta di spaccare il mondo in Malesia, con conseguente ritiro. Il guasto meccanico in Bahrein, col quale il pilota c’entra poco o nulla e per il quale quindi va assolto, e per finire l’orrenda Montecarlo, che ha fatto rabbrividire gli animi rossi abituati ad un Alonso di ben altra caratura.
In mezzo ci mettiamo lamentele, frecciatine ai piloti, polemiche, il solito broncio di chi vorrebbe vincere facile e invece è costretto a inseguire da tre anni e passa.
A targhe alterne Nando ha regalato alla Ferrari anche due perle e un ottimo secondo posto. Imbroccando, però, pericolosamente quella strada che, come il ticchettio di un orologio che dà fastidio in piena notte, ti sussurra ingenerosa: una si e una no, una si e una no.
Incidenti e delusioni rovinano splendide vittorie. Crescono ansia e nervosisimo e cala la consapevolezza di potercela finalmente fare. Gira e rigira la classifica è sempre la stessa, a debita distanza da quel Vettel che sembra un treno. Che non incanta più come nel 2011 o nella seconda metà del 2012, ma che ha imparato a non perdere un colpo.
Il tedeschino cresce a vista d’occhio, ha imparato proprio dal 2012 di Alonso quanto sia importante essere costanti e massimizzare sempre il risultato. Dei 29 punti di vantaggio che Seb ha sull’asturiano, ben 24 sono arrivati da due quarti posti che hanno fatto esultare i ferraristi.
“Vettel è finito, è l’anno di Alonso”. Dicevano. Potrebbe ancora essere l’anno di Nando, ma il pilota Ferrari deve ritrovare smalto e concentrazione, guarendo dai facili isterismi e tornando ad essere, come nel 2012, la costanza fatta guida.
L’unico modo è isolarsi e pensare soltanto a correre. Basta scendere in campo pensando di essere il favorito o con l’obbligo di vincere. Basta infuocare il clima con frasi della serie “Sutil può rischiare perchè non lotta per il mondiale, io no”.
Insomma Nando, non è l’anno più adatto per farti venire il braccino del tennista.