Alonso, quell’errore che tradisce nervosismo…
Dopo tre anni a tirare avanti la baracca, per la prima volta da quando corre in Ferrari, Fernando Alonso dà qualche segnale di nervosismo e impazienza.
“Sentivo bene la macchina, e non volevo perdere tempo ritrovandomi ultimo con le intermedie” Il processo, Fernando Alonso, se l’è celebrato da solo nel dopo gara e si è pienamente assolto.
E fa niente che con quell’ala neanche il più pazzo dei Karthikeyan ci avrebbe fatto soltanto un metro; l’agone dello spagnolo era al punto, se non limite, massimo. La voglia di divorare tutto e tutti in un sol boccone, noncurante del rischio, quando in altri tempi la furia rossa sarebbe rientrato ai box per poi stupire tutti con una splendida rimonta dal fondo.
Perchè se c’è una cosa che ha sempre contraddistinto il campione asturiano è il sangue freddo, degno dei più grandi di sempre. Quella capacità di dare il 110% anche nelle condizioni più difficili, riuscendo a massimizzare il potenziale in qualsiasi frangente di gara.
Non saremo noi di certo a fare processi, ma non c’è niente di male a dire che nelle prime tornate del Gp della Malesia Alonso è sembrato sì indiavolato, ma non certo degno della sua grande razionalità e perspicacia.
Verrebbe da dire quasi accecato, da un senso di “fretta” e probabilmente “irrequietezza” che lo sta divorando. Prima lo specchio per le allodole di Sebastian Vettel, che ha rallentato nella più kartistica delle furbacchiate da pista e poi la decisone di continuare con l’ala a pezzi. Lui che nel 2012 è stato praticamente perfetto e ha perso il mondiale per 3 punti, dopo aver lottato come un leone con una monoposto soltanto discreta.
Un po’ di nervosismo sarebbe anche una reazione normale, d’altronde anche Fernando è un essere umano. E non poco, vien da pensare, avranno inciso le quattro volte di seguito che si è qualificato dietro Felipe Massa e il ritorno del pilota paulista a una certa competitività. Che il pilota brasiliano, poi, sia bravo sul giro secco è cosa risaputa, ma raramente Nando in carriera è stato battuto dai compagni.
Un carico di pressione ulteriore che si aggiunge a quello, già stressante, della lotta mondiale. All’asturiano deve fare un un respiro profondo e ritrovare la giusta serenità e calma. Quella dei guerrieri samurai che lui tanto ama.