Gp d’Australia ’99: La sorpresa di Irvine
Il Gran Premio di Australia del 1999 fu ricco di colpi di scena e regalò a Eddie Irvine il primo ed inaspettato successo della sua carriera. Ripercorriamolo assieme.
Recita il proverbio “il pilota che vince il primo Gran Premio dell’anno, vince anche il mondiale”. Quando sul gradino più alto del podio di Melbourne ’99 salì Eddie Irvine, tutti gli osservatori pensarono che quell’episodio sarebbe rimasto isolato e che la vittoria del rosso irlandese non gli avrebbe consentito di sovvertire le gerarchie interne e lottare per il titolo iridato.
Mai giudizio fu più avventato.
La griglia di partenza del Gp di Australia vedeva schierate in prima fila le due McLaren di Hakkinen e Coulthard, che in qualifica avevano rifilato oltre un secondo di distanza alla F399 di Schuamacher – terzo – e quasi due secondi ad Irvine, quarto.
Lo start della gara fu subito movimentato da due guasti tecnici che colpirono contemporaneamente le due Stewart di Barrichello ed Herbert che costrinsero il pilota britannico al ritiro ed il brasiliano alla ripartenza col muletto. Il turbolento primo avvio della gara costò caro anche a Michael Schumacher, retrocesso per la seconda partenza in fondo alla griglia insieme a Takagi per essersi attardati nel giro di formazione.
Il secondo start vide le frecce d’argento involarsi tranquillamente al comando della gara con alle loro spalle un gruppetto di inseguitori guidato da Irvine, a sua volta inseguito da Frentzen su Jordan e Ralf Schumacher su Williams.
Al tredicesimo giro la argentea vettura di Coulthard mostrò tutta la sua fragilità e, a causa di un guasto al cambio, fu costretta al ritiro mentre dalla parte opposta del circuito Jacques Villeneuve finì violentemente a muro a causa di un cedimento strutturale dell’ala.
La safety car entrò in pista _ come succede spesso da quelle parti – ed alla ripartenza l’altra vettura di Newey costrinse Hakkinen alla resa per via della rottura dell’acceleratore. Fu allora che si capì che la dea bendata aveva deciso di baciare sulla fronte il playboy di Maranello Irvine, eliminando dalla scena non solo gli alfieri di Woking, ma costringendo anche il suo caposquadra Schumacher ad una gara zoppicante, fatta di continue soste ai box per forature e problemi elettrici.
Eddie tagliò per primo, e quasi incredulo, il traguardo davanti a Frentzen ed al più piccolo dei fratelli Schumacher.
Sceso dal gradino più alto del podio, si dedicò alle interviste dei giornalisti che gli chiedevano, quasi sfottendolo, se quella prima vittoria della sua carriera sarebbe stata il trampolino di lancio verso la conquista del mondiale. Il neoleader della classifica piloti non badò molto a quelle sottili ed ironiche interviste, ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa sarebbe successo nell’ultima gara dell’anno: nell’anno dell’infortunio di Kaiser Schumy, il tanto bistrattato irlandese riuscì a sfiorare l’iride mondiale.