Morrogh, Fangio e tutto quello champagne di Reims…
“Ogni pilota, anche i più grandi della storia, ha comunque fatto almeno una cazzata nella sua carriera. Per cui…“. Con queste parole, martedì scorso, Henry Morrogh ha riaccolto il sottoscritto al box di Monza, dopo aver lasciato la Mirage M012 alla prima variante, causa un testacoda con successivo spegnimento del motore.
Morrogh, maestro di pilotaggio dal lontano 1968, è persona di grande esperienza e non fa pesare affatto l’accaduto. Anzi. Tolti casco e guanti, dopo averci concesso già una lunga intervista qualche ora prima, l’irlandese decide di fermarsi ancora con noi e – inevitabilmente – il discorso si ferma ancora sul mondo delle corse. Il suo mondo.
“Come ti dicevo, anche i più grandi hanno sbagliato. Nessun timore. Anche Fangio ai suoi tempi…” ha proseguito Morrogh e, a quel punto, come non chiedergli un ricordo su quel pilota considerato ancora da molti come il più grande di tutti? “Ah Fangio, che persona eccezionale…“. Negli occhi di Morrogh, seppur seminascosti da un paio di lenti scure, abbiamo potuto notare tutta l’ammirazione per il cinque volte Campione del Mondo di F1.
“Persona così, nel Motorsport professionistico e di alto livello, vi assicuro, non ne esistono praticamente più. E in passato era pressochè la medesima situazione. Fangio usciva dal coro. Era fenomenale al volante, era unico, così come lo era fuori. Persona sempre disponibile, affabile, educata, un gran signore” ricorda il titolare della Henry Morrogh Racing Drivers School. “Lo incontrai alla Le Mans del 1964 e lo conobbi. In quella Le Mans, tra parentesi, vincemmo la nostra categoria e seppur non mi conoscesse si fermò e parlammo davvero tanto. Ebbi davvero il sentore di quanto fosse un grande sotto tutti gli aspetti“.
“A Le Mans puoi trovare tutto quello che vuoi” ha proseguito Morrogh “Ottimo cibo, ottimo bere, denaro, donnine… insomma, tutto! Un paio di settimane dopo corremmo a Reims, capitale dello champagne, e incontrai nuovamente Fangio al termine della gara, che fu dura, un gran caldo ed ero assetatissimo. Ora, a me piace molto lo champagne ma all’arrivo trovai solo quello! Niente cibo, niente acqua. Solo champagne! Non ho mai disdegnato lo champagne ma fu l’unica volta nella mia vita che avrei pagato per avere un bicchiere di acqua. Insomma, incontrato Fangio, andammo nel retro dei box e… andammo a mangiare gli avanzi dei pasti dei meccanici! Non mi capitò mai più una situazione simile ma ricordo quanto fossimo affamati. Fangio mangiò con noi, come se fosse l’utimo dei comuni mortali. Un grande“.
Una storia d’altri tempi, verrebbe da pensare. I piloti di oggi sono spesso coccolati nei rispettivi Motorhome nel paddock dei vari circuiti del Mondiale, specchio del tempo che passa e che cambia le cose, ma che fa ricordare – non senza una punta di nostalgia – ad un Motorsport differente. Probabilmente più pericoloso e spregiudicato, ma certamente più genuino.