Interlagos: la sfida Mondiale, numeri alla mano
Sebastian Vettel è entrato, di diritto, a far parte di uno dei club più esclusivi al mondo: quello dei piloti che hanno vinto tre titoli mondiali. Ha così aggiunto il proprio nome accanto a quelli di Stewart, Brabham, Lauda, Piquet e Senna. Seb, tra l’altro, ha fatto ancora qualcosa in più: ha conquistato il titolo per tre volte di fila, impresa riuscita solo a Fangio e Schumacher. Questi fecero poi anche il Poker (Fangio ’54-’57 / Schumacher 2000-2004) e nessuno ci toglie dalla testa che il ragazzino prodigio di Heppenheim sia pronto a tentare a vincere questa nuova sfida.
Ma l’impresa di Seb è ancora più esclusiva. L’averlo fatto a 25 anni lo pone nella storia della Formula 1, perché è il più giovane tre volte campione. Ha buttato giù un record che apparteneva ad Ayrton Senna. Il brasiliano aveva conquistato il terzo titolo a 31 anni, 7 mesi e 13 giorni di vita. Vettel lo ha fatto a soli 25 anni, 4 mesi e 22 giorni.
Chi smanetta tra curiosità e statistiche, avrà sicuramente notato come Vettel abbia conquistato il titolo senza andare sul gradino più alto del podio nelle gare europee. Ha vinto in Bahrain, ad aprile, ed è poi tornato alla vittoria solamente nella trasferta asiatica, mettendo insieme un poker di vittorie: Singapore, Giappone, Corea e India.
E se Vettel aveva i numeri dalla sua, non possiamo certo dire la stessa cosa di Fernando Alonso. Il pilota spagnolo ha sofferto un avvio di campionato clamorosamente lento, a causa di quella che è stata definita la peggiore Ferrari nata negli ultimi dieci anni. Nonostante tutto, è arrivato a giocarsi il Mondiale fino all’ultima tappa.
Lo ha fatto grazie alla sua grande visione d’insieme delle gare, un po’ ragioniere come era Prost. E sono almeno un paio le analogie numeriche che lo spagnolo ha con il pilota francese. Fernando è andato vicino alla conquista del titolo avendo conquistato solo 2 pole position. Ci era riuscito proprio Alain Prost, nell 1989. Fernando ha capitalizzato ogni occasione utile, conquistando 10 podi partendo fuori dalla Top-3. Ci era riuscito anche il Professore, nel 1986, ma aveva segnato nove podi partendo in altrettante occasioni quarto o peggio.
Tre le vittorie di Alonso in campionato dell’asturiano. Se avesse conquistato il titolo, avrebbe eguagliato Piquet, nonostante il brasiliano avesse vinto quel campionato correndo 16 gare, contro le 20 di quello del 2012. Ma la cosa più curiosa, che mette in risalto le scarse prestazioni della F2012, è che la Ferrari non ha segnato nessun giro veloce in gara. E’ la prima volta, dal 1994, che la Rossa di Maranello segna questo record negativo. Serve aggiungere altro?
Chi però ha molti più rimpianti, è sicuramente la McLaren. Erano partiti a razzo ad inizio stagione e la Mp4-27 poteva vantare lo status di monoposto migliore. Poi, però, sono iniziati gli alti e i bassi, fino a quei problemi di affidabilità – soprattutto al cambio – che hanno fatto perdere le speranze a Hamilton e Button.
Specie per Lewis, la storia del Mondiale avrebbe potuto prendere un’altra piega se la sua vettura non lo avesse tradito più volte mentre si trovava tranquillamente in testa: come dimenticare Singapore e Abu Dhabi? Delusioni cocenti, che hanno anche spinto Lewis a voler cambiare aria e tentare una nuova sfida verso la Mercedes.
Button, invece, in Brasile ha vinto la sua quindicesima gara in carriera. La McLaren non vinceva ad Interlagos dal 2005, quando a portare la monoposto di Woking sul gradino più alto del podio ci pensò Kimi Raikkonen. McLaren e Ferrari sono ora appaiate nel numero di vittorie ottenute ad Interlagos, con otto successi a testa.
E chiudiamo proprio con Raikkonen. La sua stagione del ritorno in F1 è davvero positiva. Terzo in classifica piloti, ha conquistato l’unica vittoria ad Abu Dhabi. Iceman ha stabilito il nuovo record stagionale di chilometri percorsi – 6081 – e quello di corse completate, ossia 20. L’unico ad aver fatto una cosa simile è stato Heidfeld, nel 2008.