Hamilton – McLaren: cinque gare da separati in casa
“Darò il massimo per questa squadra fino alla bandiera a scacchi in Brasile”, parola di Lewis Hamilton. Come è ormai noto, il ventisettenne pilota anglocaraibico lascerà la McLaren a fine stagione, ma pare che a molte persone della squadra questo non dispiaccia affatto.
E se ne è accorto lo stesso Lewis che, alla vigilia del Gran Premio della Corea, ha candidamente ammesso che molti non vedono l’ora che arrivi il momento di dirsi addio: “Ci sono persone che saranno felici, altre che non lo saranno. Ecco come stanno le cose”, ha borbottato.
E Lewis inizia ad avvertire una sorta di isolamento da parte degli uomini McLaren. Lo stesso pilota ha raccontato che ha provato ad organizzare una festa d’addio con i suoi meccanici, ma questi hanno preferito seguire Button ad una corsa di beneficenza. “Ho prenotato 16 linee al bowling per sabato sera, ma c’era qualcos’altro. I ragazzi hanno preferito fare la corsa e siamo andati con JB e il resto della squadra”, ha raccontato Hamilton.
Retroscena di un rapporto ormai logorato. E a quanto pare anche Dennis, inizialmente, non aveva preso bene questa storia della separazione. Ma il manager inglese, che per Hamilton è stato come un parente, si è detto conscio che la decisione di Lewis è stata frutto della gestione della XIX Entertainment, guidata da Simon Fuller. Per la McLaren, Hamilton rappresenta già il passato, mentre Button è il presente ed il futuro della squadra.
Il biondino inglese può ora contare su una popolarità innegabile all’interno della squadra, al contrario di Hamilton. A Woking, per esempio, pare non abbiano ancora digerito la marachella della telemetria finita su Twitter. Esattamente come Button non ha gradito quella sorta di social telling-off da parte del suo compagno di squadra, che lo accusava di averlo “defollowato” su Twitter, quando in realtà JB non se lo era mai filato. Insomma, il rapporto cordiale tra i due è ora diventato teso. Button non ha mai avuto nulla in comune con Hamilton, se non il desiderio di portare la McLaren alla vittoria.
Al ragazzo di Stevenage non rimane che attaccarsi agli affetti alla factory: “Sono sicuro che ci tornerò – dice – perché io ho un ottimo rapporto con quelle persone. Ho fatto delle esperienze a Woking fin da quando andavo ancora a scuola. Ho incontrato un sacco di persone che sono ancora lì oggi. Devo andare a salutarle”.
Infine, cerca di non pensarci, concentrandosi esclusivamente sulla gara coreana: “A Yeongam vado in pista per vincere. So che posso battere le Red Bull, anche se non sarà facile. L’importante adesso è non commettere errori”.