McLaren, gara opaca: fuori dal podio a Suzuka
“Abbiamo il potenziale per vincere sei gare” diceva Martin Whitmarsh due settimane fa. Ma nella gara di Suzuka, primo di questi sei GP finali del 2012, non c’è neanche una McLaren sul podio: complici le brutte posizioni di partenza, ma anche un passo gara che non è stato dei migliori.
Già, perché nonostante l’ottava piazza iniziale, Jenson Button riesce a balzare subito in terza posizione, grazie ad un ottimo scatto ed ai guai di Webber e Alonso. Fin dal primo stint, però, l’inglese sente che qualcosa non va: “Ho faticato a trovare un buon passo gara, e ci siamo dovuti fermare abbastanza presto, poi mi sono trovato nel traffico”. Per tutta la gara, infatti, il ritmo della sua vettura è inferiore a quello di Sebastian Vettel e in qualche giro anche alla Ferrari superstite di Felipe Massa. I tifosi McLaren si sentono raggelare quando Button si lamenta in radio di un problema al cambio nuovo di zecca, ma sembra essere un semplice falso allarme dovuto al guasto di alcuni sensori. Tant’è che il Campione del Mondo 2009 prosegue, provando ad agguantare un podio battendo Kobayashi in strategia. L’impresa non gli riesce, però, e pur portandosi negli scarichi del giapponese dando il massimo negli ultimi sette giri, resta fuori dal podio.
“È stata una bella gara, ma non perfetta” commenta Jenson. Oggi tutti hanno preso punti al leader Alonso, ma questo non lo fa sorridere: “Il Campionato non si apre molto per me, sono ancora parecchi punti indietro”. Soprattutto considerando che la RB8, adesso, sembra davvero essersi messa le ali: “La Red Bull è stata molto forte ed oggi non avevamo il loro passo, piuttosto andavamo come le Sauber e le Ferrari. Non so come andrà in Corea, speriamo che questo loro dominio non diventi la norma”
Lewis Hamilton aveva detto già ieri che la gara, con il set-up sballato impostato ieri prima delle qualifiche, non si preannunciava rosea. Ed infatti non ci sono state sorprese: l’anglocaraibico non è mai sembrato in gara, girando sempre più lento del compagno di squadra. Nonostante questo è riuscito a rendersi protagonista di alcuni dei (pochi) interessanti episodi della corsa. Risalito di due posizioni dopo la partenza, viene superato al sesto giro da Perez all’hairpin, facendosi cogliere forse di sorpresa e lasciando totalmente scoperto l’interno della curva. La stessa identica situazione si ripresenta al giro 19, quando dopo la prima sosta Hamilton era riuscito a sopravanzare nuovamente il messicano. Ma stavolta Perez con una manovra azzardata tenta un approccio all’esterno, spingendo decisamente troppo e andando fuori pista, autoeliminandosi dalla gara. Al giro 33 il vero episodio mozzafiato della gara, quando Lewis esce dai box dopo la sua seconda sosta e si ritrova dietro un Kimi Raikkonen che non ci sta proprio a lasciargli la posizione. I due arrivano quasi al contatto, ma nonostante questo Hamilton, all’interno, riesce ad avere la meglio. Un duello che ha fatto trattenere il respiro a molti, e che fa sorridere l’anglocaraibico: “È stata una bella battaglia. Tra me e Kimi c’è una lunga storia… lui è molto corretto, un pilota fantastico”.
C’è chi pensa che Lewis abbia la mente già in Mercedes, soprattutto dopo la qualifica opaca di ieri. Ma lui ci tiene a specificare che fa sempre il massimo, anche quando la macchina non si comporta come vorrebbe: “La macchina è migliorata nel corso della gara, ma sono accadute cose che non riesco a spiegarmi. Comunque ho fatto del mio meglio fino alla fine”. E, per la cronaca, la McLaren ha tenuto a specificare che l’assetto poi rivelatosi fallimentare non è stato scelto da altri se non dal pilota.
Una gara storta, insomma, e se Hamilton ha guadagnato 10 punti su Alonso, ne ha persi 15 da Vettel. Ma lui non si arrende, anche perché sa che, nonostante quest’intoppo, la MP4-27 ha dimostrato più volte, ultimamente, di potersi comportare bene. Il che è più di quanto possa dire qualcun altro: “La Red Bull? Penso che tutti debbano essere preoccupati dal loro ritmo, e in Corea saranno forti. Ma credo che Fernando sia più preoccupato di me…“.