“Una F1 meno casuale!”: dal vangelo secondo Ross Brawn
La Formula 1 non vuole la “casualità”. E’ questo il verdetto di Ross Brawn, commentando la prima metà di questo Campionato 2012 e prefigurando cosa sia auspicabile per la seconda.
In un’intervista rilasciata all’inglese Autosport, il Team Principal della Mercedes AMG ha ribadito che la F1 ha bisogno di avere dei punti di riferimento fermi, cui gli spettatori possano guardare fino alla fine del campionato, anzichè avere fattori che falserebbero i valori in campo così da avere, per esempio, sette vincitori diversi nei primi sette gran premi, com’è stato all’inizio di questo 2012.
Per Brawn, se il Circus vuole mantenere l’attenzione del pubblico alta fino all’ultimo GP, bisognerà che nei risultati e nelle performance dei piloti ci sia meno casualità da qui all’epilogo di questa stagione. “Penso che quest’anno ci sono stati alcuni elementi casuali rivelatisi emozionanti, ma credo che quest’eccitazione svanirà se tutto continuerà ad essere così casuale. In Formula 1 noi abbiamo il dovere di fare in modo che la casualità non sia troppo forte. C’è, per esempio, un divertente analogia con la pesca cui ho pensato l’altro giorno. Nella pesca, la cosa grandiosa è che un assoluto principiante può arrivare e prendere un pesce enorme, perchè interviene la casualità. E’ una cosa molto divertente per i partecipanti, ma che non fa della pesca uno sport molto interessante per gli spettatori. Questa casualità è qualcosa che noi non possiamo avere nel motosport“.
Molti, in questi mesi, hanno additato gli pneumatici Pirelli come i principali responsabili della casualità nei risultati di questa F1 2012. Le gomme italiane, in realtà, hanno dato al Circus quello che il Circus aveva richiesto, aumentando esponenzialmente lo spettacolo. Lo stesso Brawn è ora abbastanza ottimistico: crede infatti che adesso i team possano far tesoro di quanto capito finora del comportamento delle Pirelli. Il Team Principal di Stoccarda chiude poi con una sua visione della Formula 1 che, condivisibile o no, appare inevitabilmente figlia di quella gloriosa F1 degli anni di Schumacher e Hakkinen, quando la vittoria in questo sport era un affare tra Ferrari e McLaren; quando le due scuderie erano un modello (irraggiungibile) per tutti e quando proprio lui era uno dei protagonisti di questa eterna sfida:
“Penso che ci debba sempre essere un modello cui guardare. Un team o due che devono fare da punto di riferimento e tutti gli altri che provano a batterli o che aspirino a batterli. C’è bisogno di questo ordine affinchè la gente si goda la stagione, altrimenti c’è la casualità. Noi vogliamo vedere ragazzi che gareggiano fra di loro, vogliamo che chi è in testa al Mondiale (primo o secondo) sia anche in testa alle gare a darsi battaglia, non magari uno nel mezzo del gruppo e un altro completamente fuori dai giochi perchè in quel week end non hanno capito gli pneumatici“.
Una visione, se vogliamo, molto poco romantica e poetica della F1 di oggi. Una visione molto pragmatica e cinica ma anche realistica: che i più forti stiano sempre davanti e gli altri li guardino da dietro, li seguano, li ammirino e aspirino a essere veloci come loro (non potendolo mai fare). E’ un ordine delle cose dove i valori sono chiari e netti fin dall’inizio, dove non c’è spazio per l’imprevisto, la bella favola dell’underdog che vince e strapazza i mostri sacri. Un mondo dove non ci possono e non ci devono essere sorprese, dove l’ordine delle cose è quello e quello soltanto. Dove a vincere erano o Ferrari o McLaren: basta! Anche perchè, a onor del vero, erano le scuderie più forti. Tuttavia in uno sport come questo un Andy Murray avrebbe dovuto perdere contro Federer nella finale per l’oro del Tennis Maschile a London 2012, un’Italia non sarebbe dovuta arrivare ad essere Vice Campione d’Europa a Polonia-Ukraina 2012, una Ducati non avrebbe dovuto spezzare (anche se solo per un anno) il dominio Honda-Yamaha nella MotoGP del 2007 e via così. Sono filosofie diverse ma in fondo “per lo troppo variar Natura è bella”.
In conclusione, Ross Brawn vorrebbe una Formula 1 dove solo i più forti vincono, dove non ci sia spazio per gli outsider, magari più furbi e bravi degli altri a sfruttare il Regolamento o le gomme. Insomma una F1 che non dia la possibilità anche a una piccola scuderia di vincere addirittura il Campionato del Mondo… una piccola scuderia come, per esempio, la Brawn GP!