Ferrari, “fermati” un attimo…
Trovatosi sulle tele, senza poter scaricare potenza a terra, quando Sebastian Vettel l’ha sverniciato e ringraziato, cosa avrà pensato Fernando Alonso?
Probabilmente a quel 50 e 50 di scelta, al bivio ingannevole nel quale si è persa la Ferrari intorno al cinquantesimo giro.
Un errore certo, quello del muretto e del pilota, che proprio Nando ha sintetizzato così: “Eravamo indecisi sulla tattica, la nostra paura era che entrando avremmo dato via libera per la vittoria a Vettel. Abbiamo sbagliato perchè poi le gomme hanno ceduto di schianto, ma abbiamo provato a vincere”.
La Ferrari ha osato, ha rischiato, ha provato a portarsela a casa. Troppa la voglia di stupire, di confermarsi – anzi affermarsi – in testa, deleteria la smania di voler primeggiare per impostare la rotta di un mondiale ingovernabile, caotico, aleatorio.
La formichina Alonso si è trasformata in poche gare in un predatore affamato; da catenacciari a iper offensivi, gli uomini in rosso rischiano di fare il più classico passo più lungo della gamba.
La Ferrari F2012 è migliorata a dismisura, oltre le più rosee aspetattive. Ali, fondo, scarichi: sviluppi talmente incisivi e azzeccati da trasformare una monoposto sofferente in un carrarmato da gara. Tosta, veloce, consistente.
Ma soffrendo e ricorrendo la Rossa aveva imparato a massimizzare il potenziale, a capitalizzare ogni occasione che la dea bandata presentava. La Ferrari, intesa come squadra, nelle prime gare sei gare è stata perfetta.
In questo campionato così livellato e incerto servono costanza di rendimento, equilibrio, calcoli. Questi ultimi magari faranno storcere un po’ il naso ai tifosi più spregiudicati ma sono oro colato.
Nel 1999 Alzamora vinse il Mondiale di motociclismo 125 senza trionfare mezza volta. Alonso con la sua intelligenza tattica, la sua bravura in gara, la sua maturità, è il pilota ideale per questo “torneo da ragionieri”.
Guai a farsi prendere la mano, guai a sognare di dominare rischiando più del dovuto. Domenica la Ferrari ha fatto bene perchè ogni tanto è giusto provarci. Ma ora deve guardarsi indietro, deve ricordare dove era in Australia per non sprecare l’immenso lavoro fatto.
Il Cavallino deve rispettare le origini umili di una monoposto che potrebbe anche presentarsi come la migliore del lotto a Valencia (attesi altri sviluppi). Bisogna però, in ogni caso, restare con i piedi per terra, giocandosi questo mondiale come una “provinciale”.
I tempi per le scommesse e le tattiche estrose dei tempi di Schumi, che la gara poteva vincerla anche su tre ruote, sono belli che finiti. Cara Maranello, non dimenticare che, almeno in questa stagione un po’ così, due terzi posti consecutivi contano più di un assolo strabiliante.