Robert Kubica, dove sei?
Basterebbe un cenno, una dichiarazione, un comunicato stampa, un sorriso. Perchè gli appassionati non hanno dimenticato Robert Kubica, ormai assente dalle gare da più di un anno a causa del tragico incidente del sei febbraio 2011.
Prima tanti i interventi chirugici, poi la riabilitazione e le speranze, più o meno effimere, infine le certezze latitanti, poche, quasi nulle. Tante, tantissime le illazioni intorno al talentuoso pilota polacco. Torna o non torna?
A sfogliare la margherita del destino dello sfortunato Kubica ci hanno provato un po’ tutti: la stampa italiana, con quella tuta Ferrari che aspetta lì e grida vendetta. Una storia che sarebbe favola, un lieto fine troppo bello per avverarsi, forse. Jaime Alguersuari, collega sibillino e fuori luogo con quella sparata da quattro soldi sulle precarie condizioni della mano destra di Robert. E ancora giornali, addetti ai lavori, tifosi, dietrologi.
Non ultimo il quotidiano elvetico “Blick” che qualche giorno fa ha parlato di recupero impossibile per Robert Kubica. Troppo profonde le lesioni ad avambiraccio e mano per pensare di poter reggere ancora una volta le sollecitazioni di una F1, così secondo il giornale svizzero.
Avanti un altro sul carro dei sapientoni, c’è posto per tutti. Chi sarà il prossimo a rivelare il futuro di Kubica? Qui l’unica cosa certa è un silenzio dei protagonisti, pilota e manager, inquietante. Tetro e malinconico. A tal punto che il team principal Lotus-Renault, Eric Boullier, ha ammesso non più di una decina di giorni fa: “Ormai abbiamo perso tutti i contatti con Kubica”.
Perchè l’entourage del polacco non parla più? Perchè Robert non compare mai in pubblico, lui che era simpatico, chiacchierone, positivo? Non basta un test su una Skoda e qualche foto che rasenta il mistero. I tifosi vogliono sapere, hanno diritto di sapere, che fine ha fatto un loro beniamino. Un pilota che manca a questa F1 come pochi altri. Per bravura e carisma.
Gradito, più di ogni altra cosa, sarebbe uno schiaffo morale a molti con Robert in pieno recupero e pronto a saltare su una monoposto. Ma anche se la sua carriera fosse davvero finita precocemente, meriterebbe comunque di essere raccontata come una bella storia. Quella di un racer cattivo, veloce, vincente.
Che potrebbe camminare a testa alta anche come opinionista, istruttore, consigliere, consulente, team manager, agente. Perchè un posto in F1 per Kubica ci sarà sempre.
Basta qualche parola, un’intervista, una lettera. Noi aspettiamo fiduciosi e intanto, visto che la prossima gara è a Montreal, ci piace ricordare la splendida edizione del 2008. L’assolo più bello di Robert.