Asta Ferrari per i terremotati: in vendita anche una 599XX
La Ferrari è uno dei simboli della fiorente attività economica dell’Emilia Romagna, da qualche giorno colpita da un grave sisma che ha messo la popolazione in ginocchio, specie nelle zone tra il modenese e il ferrarese.
E da Maranello hanno deciso di sfruttare la grande popolarità del Cavallino per dare vita ad una gara di solidarietà, per sostenere la popolazione colpita tragicamente dal sisma che, oggi, si ritrova senza una casa e spesso anche senza un lavoro.
Stefano Lai, responsabile relazioni esterne della Ferrari, ha confermato ai microfoni di Sky che la prossima settimana – non appena saranno messi a punto gli aspetti tecnici e procedurali – sul sito Ferraristore.com sarà possibile partecipare alle aste online di diversi cimeli legate alla Rossa: dai caschi e le tute di Alonso e Massa, ai motori delle vetture di F1, fino ad arrivare alla Ferrari 599 XX, una berlinetta sportiva estrema, dedicata alla pista ed equipaggiata con il meglio della tecnologia Ferrari, dal valore di oltre un milione di euro.
Non appena si sono diffuse le notizie del sisma, clienti e collezionisti Ferrari di tutto il mondo si sono messi in moto per offrire il proprio contributo. In un comunicato ufficiale, la Ferrari spiega: “Ancora una volta la generosità degli appassionati permetterà di raccogliere significative risorse da destinare a chi più è stato colpito da eventi tragici. Una gara di solidarietà che in tempi recenti ha contribuito alla ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo e in tempi recentissimi anche in lontano oriente, con l’intervento a favore di due strutture dopo-scuola a Ishinomaki, in Giappone, per un contributo di 80 milioni di yen”.
Ma la Ferrari si è anche impegnata in altre azioni a sostegno dell’attività produttiva della zona. A San Felice sul Panaro, una delle zone più colpite, una fonderia che collabora con Ferrari è stata costretta a chiudere. Dalla Ferrari si sono offerti di trasferire alcuni macchinari dentro la propria fonderia e molte persone che vi lavoravano, mantenendo così attiva la produzione e l’occupazione.