Massa a 360°: “Sono inca… nero, ma ne uscirò”
Le cose da dire sono tante, troppe. Massa è un fiume in piena, con emozioni contrastanti, pronto a fornire la sua versione dei fatti; giustificazioni e cause di una crisi senza fine. Colpito nell’orgoglio più profondo, il paulista affida le sue riflessioni al sito ufficiale della Rossa, in un’intervista lunga ma incredibilmente “vera”, a tratti scomoda, roba che difficilmente si trova su un portale istituzionale.
E’ la risposta del brasiliano alle dure critiche mosse al suo rendimento dal Cavallino qualche giorno fa. In un’ideale partita a tennis tra squadra e pilota che si gioca sulle linee della delusione e della fiducia, due facce della stessa medaglia.
Felipe attacca, non si nasconde mica. Altrochè: “Basta con la storia della molla di Budapest. Me lo sono chiesto anche io centinaia di volte se quell’incidente mi abbia tolto velocità. Ho indagato, ho fatto visite mediche, vi assicuro che di quel giorno non è rimasta alcuna scoria. E poi guardate come parto, come mi batto ruota a ruota. Avete mai visto tirarmi indietro?”
No Filì, questo no. Ci provi, in partenza sei una furia, ma i tempi sul giro non arrivano. La crisi, ahinoi, sembra più profonda, radicata, irreversibile: “A volte perdo due o tre decimi perchè mi trovo a lottare con la macchina, con il bilanciamento. Purtroppo questa è una monoposto che non asseconda il mio stile di guida. Non riesco ada trovare la giusta fluidità nella guida.”
Problema vecchio questo, che forse risale alla (re)introduzione delle gomme slick nel 2009. Massa ha uno stile di guida aggressivo che punta tutto sull’inserimento dell’avantreno in curva, preferendo una vettura reattiva e leggermente sovrasterzante. Non è un mistero che le gomme lisce richiedano una guida più dolce e pulita. Niente prepotenza di sterzo, nessuna sgasata fuori dalla norma.
Ma un buon pilota deve sapersi adattare al mezzo che guida, quello delle gomme dopo tre anni non può essere considerato un alibi.
Felipe lo sa, ammette che il suo rendimento è ai minimi storici, ma crede nell’appoggio della squadra: “Sento che tutta la squadra è al mio fianco. Ovvio, non sono contenti dei risultati così come non lo sono io: entrambi vogliamo uscirne e tornare alla normalità. So che ne ho la possibilità ed è quello che voglio, questo è certo. E so che, insieme alla squadra, ci riusciremo”.
“E poi sono ancora inca… nero per Barcellona. Traffico in qualifica, un drive thru’ inspiegabile in gara. Un fine settimana rovinato, faccio ancora fatica a spiegarmi la ragione di una decisione così penalizzante. Il mio passo era discreto, siamo migliorati”.
La partenza, in effetti, era stata ottima, e il passo gara non sembrava malvagio. Ma parliamo di una minestrina rispetto ai “numeri” di Fernando Alonso. Il compagno, capitano, collega, che più scomodo non si può. Non un termine di paragone ma un macigno che opprime, schiaccia.
Felipe ha l’onestà intellettuale di ammettere la superiorità netta del team mate, pur se tra mille se e ma. Le due congiunzioni con le quali non si fa la storia.
“Credo che quest’anno l’unica gara in cui davvero c’è stata una grande differenza fra me e Fernando sia stata l’Australia e poi in Malesia la pioggia ha fatto ha reso tutto più complicato da capire. A partire dalla Cina, la differenza in qualifica fra noi due non è stata così drammatica. Anche a Barcellona, fatta la tara del traffico al mio tempo in Q2, era in linea con le gare precedenti e domenica il passo non era così distante”.
Parole, parole, parole. Che sembrano scuse. Ma poi arriva l’ammissione netta, che non lascia spazio all’interpretazione: “Ma dobbiamo considerare che adesso Fernando sta guidando in maniera straordinaria: è in grandissima forma, forse perfetta”.
Bravo Felipe, viva l’onestà. Ma non ti chiediamo di eguagliare Nando, ci accontenteremmo quantomeno se gli facessi da spalla. Anche per lasciarci un ricordo valido di quello che potrebbe essere il tuo ultimo anno in rosso.
Dov’è il pilota che a Monaco nel 2008 faceva il giro perfetto? “Un giro indimenticabile, quel sabato non lo dimenticherò mai” .
Keep pushing Felipinho, non pensare al passato, il giro più veloce deve essere il prossimo. Segui il consiglio di Barrichello, abbassa la visiere e ricordati di quanto ami questo sport. Ritrova la passione e ritroverai te stesso.