Williams si gode Maldonado, il campione con la valigia…
Maldonado gli ha fatto il regalo di compleanno più bello, riportando la squadra in alto dopo otto lunghissimi anni di assenza e Sir Frank se lo coccola non poco: “Pastor è un ragazzo eccezionale, paziente, sorridente, mai arrabbiato. E come pilota ha ancora margini di crescita, non vorrei perderlo proprio adesso che abbiamo una vettura buona“.
La Williams parla sudamericano; l’ultima vittoria era stata nell’ormai lontano 2004 di Juan Pablo Montoya. All’ultimo match di un mondiale dominato dalla Ferrari. Sempre un sudamericano l’ha portata in alto, con una gara impeccabile, da campione fatto e finito.
Per il centoquattordicesimo successo ci voleva forse il ritorno al motore Renault e una livrea che ricorda sensibilmente quella degli anni ’90, il periodo d’oro della scuderia di Grove. Soprattutto ci voleva un pilota arrembante e scomplessato, tanto sfrontato da “matare” tori, toreri asturiani e uomini di ghiaccio.
Guai a bollarlo percò come “pilota con la valigia”: “In F1 gli sponsor hanno un peso fondamentale ma io ho vinto la Gp2 e dimostrerò di meritarmi il sedile in Williams” così Pastor alla vigilia del suo esordio nel 2011.
Ci ha messo soltanto un anno a dimostrare il suo valore, lui che dalle formule minori alla Gp2 era stato abituato a vincere un po’ dovunque, con quello stile di guida “cattivo” e “duro” proprio dei piloti latinic doc. E a Barcellona Maldonado ha guidato da primo della classe; attaccante e difensore a seconda della necessità, con una gestione della gara che ha sorpreso un po’ tutti.
A riguardo così ha commentato Frank Williams: “Quando un pilota non abituato a vincere si trova davanti tende a commettere piccoli errori che pregiudicano la gara. Invece lui in macchina era calmissimo. Di solito un pilota sente la pressione salire, pensa al podio, ai premi e va nel pallone. Pastor invece si è comportato come doveva: ha gestito la corsa, ha frenato un po’ prima, è stato attento a non andare fuori. Tra Gp2 e F1 ha dimostrato di essere un driver molto abile”.
“E’ vero Maldonado l’abbiamo preso anche per la sponsorizzazione in dote, ma oggi senza quella non si va da nessuna parte. Fidatevi, se era un coglione (proprio così ndr) nella mia macchina non saliva, non importa quanti soldi aveva. Sapevo di trovarmi davanti a un buon pilota, è un vero driver da corsa. E crescerà ancora…”
Maldonado è un manico vero, che arricchisce una F1 mai come quest’anno piena di piloti emergenti bravi e competitivi. Un Gran premio iridato non si vince mai per puro caso, soprattutto se “addomesticato” come ha fatto il venezuelano.
Gli sponsor ci sono, ma il piede anche.Il Pastore di Maracay è la scommessa vinta della sua nazione, che l’ha supportato fin dagli esordi. Lui la fiducia se l’è guadagnata sul campo, senza rubare nulla. E da oggi potete anche chiamarlo il “campione con la valigia”.