30 Aprile 1994: ricordando Roland Ratzenberger
Diventare un pilota di Formula 1 era un sogno che aveva portato sempre con sé. Con molti sacrifici ed una grande passione, Roland Ratzenberger ci era riuscito. Iniziò a correre seriamente a 23 anni, un’età in cui oggi in F1 ci si arriva. Roland non era un fenomeno, ma era un buon pilota che pagava un po’ d’inesperienza, ma che compensava con la voglia di fare e di arrivare.
Passata gran parte della sua breve carriera tra F3 e prototipi, coglie al volo l’opportunità di fare il grande salto in Formula 1 con la Simtek, il team britannico fondato da Max Mosley e Nick Wirth. Il sogno di Roland si era avverato, nonostante il team lo avesse ingaggiato solamente per le prime cinque corse. Ma, dopo 10 anni di sacrifici, l’occasione era arrivata. La sua era però una sfida enorme: tentare la qualificazione con una Simtek che beccava circa 6 secondi dal primo. Il primo tentativo gli andò a vuoto, mentre in Giappone riescì a correre e finire la gara: undicesimo a cinque giri di distacco, risultato ottenuto godendo anche di diversi ritiri. Risultati amari, lontani dai sogni di gloria. Poi quel GP di San Marino 1994.
L’ultimo giro di Roland fu quello di qualifica. Alla chicane delle Acque Minerali, fece un errore che lo portò leggermente fuori pista. Accortosi di non aver fatto danni, proseguì fino al traguardo facendo segnare il suo tempo. Non rientrò ai box e stava facendo un ulteriore tentativo, quando alla curva Villeneuve si staccò l’ala anteriore, infilandosi sotto la monoposto e facendo andare la Simtek dritta verso il muretto a oltre trecento all’ora. Il botto fu terribile: seguirono diversi testacoda, poi la vettura si fermò in mezzo alla pista.
La testa di Ratzenberger si chinò di lato, gelando il sangue nelle vene di chi lo stava guardando. Tutti capirono che era già morto, ma si tentò di rianimarlo ugualmente, prima di portarlo con l’elicottero in ospedale dove venne annunciato il decesso, dopo pochi minuti dall’arrivo. Un particolare che spesso è stato sottovalutato ed omesso: con il pilota morto sul colpo, come dimostrò la successiva autopsia, l’impianto sarebbe dovuto essere sottoposto a sequestro e il GP di San Marino, come ovvia conseguenza, sospeso. Ma adesso come allora “The show must go on” e si continuò a correre: quel 1° Maggio 1994 si portò via un altro pilota e grande uomo, Ayrton Senna. Due destini che si uniscono. Quello di Roland, l’ultimo degli arrivati, e quello di Ayrton, il migliore del lotto. Quel weekend di Imola, nessuno lo dimenticherà mai.
Ai funerali di Ratzenberger andarono solo pochi addetti ai lavori, tra cui Max Mosley, il quale disse: “Roland è stato dimenticato. Sono andato al suo funeale perché tutti sono andati a quello di Ayrton. Credevo fosse importante che qualcuno andasse anche al suo”.