Horner, la Ferrari, Domenicali…
Questa ci mancava; Chris Horner – il public enemy n. 1, l’uomo che tra budget cup, risultati in pista e frecciatine fuori sta mandando al manicomio la Ferrari – sarebbe il successore di Stefano Domenicali.
Un rumor della più bassa lega, non una notizia, che il diretto interessato ha smentito in tutta fretta: “La Ferrari è una grande squadra ma io sono impegnato con la Red Bull anche per il futuro. Certo la squadra ha fascino ma anche tanti problemi e io sono concentrato al 100% sulla Red Bull”.
Horner e Red Bull sono due facce della stessa medaglia, legati da un destino unico sotto l’egida di Didi Mateschitz, padre e fondatore del team austriaco con sede in Inghilterra. L’uomo che ha prelevato l’ex pilota e manager Chris dalla F3000 per affidargli la guida dell’ambiziosa scuderia di F1.
“Mateschitz mi ha affidato le chiavi di questo fortunato progetto. Io mi sento parte integrante di questo team, ho un contratto pluriennale e non ho alcun desiderio di cambiare”.
Certe voci maligne poi non hanno senso di esistere a inizio stagione e mettere in discussione il team principal dopo una gara è un esercizio degno della peggiore Italia pallonara da bar sport. Tutti allenatori quando si parla di calcio, tutti direttori sportivi quando si parla di Ferrari.
E’ il tifo colpevolista che ragiona con la pancia e non con la testa. “Prendiamo Newey e vinciamo, cacciamo Tombazis..” ecc. Come se in F1 si potesse fare calciomercato, come se ingaggiare un direttore tecnico con sue metodologie e abitudini fosse cosa semplice e fattibile nel breve periodo.
Senza considerare che in una factory ci siono fior fior di professionisti, ingegneri, reparti, coordinazione, ricerca. Strutture e meccanismi collaudati, fatti di sincronie impercettibili. E sottovalutando il fatto che il Sig. Newey snobba la Rossa; c’è un’idiosincrasia di fondo tra le parti che va rispettata.
E’ vero che la Ferrari sta attraversando un periodo opaco, e sicuramente qualcosa che riguarda il reparto tecnico non va. Non a caso Domenicali e Pat Fry sono volati dall’Australia a Maranello per un summit tecnico di emergenza. Facendo il giro del mondo quando con un aereo erano già in Malesia.
Ma siamo sicuri che la soluzione a tutti i mali sia sostituire l’uomo che ha chiuso l’accordo proficuo con Santander, che ha portato un pilota come Fernando Alonso e che sta strappando condizioni ultra favorevoli a Ecclestone?
Meditate, gente, anche sulla gestione manageriale complessiva della Scuderia. Tra l’altro parliamo di uno che il fatto suo lo sa, che prima che la Fia stravolgesse i regolamenti ha dimostrato di saper vincere eccome.
La critica distruttiva spesso non porta a niente, e non giova certo alle prestazioni della Ferrari invocare ogni due e tre i Briatore o gli Horner di turno. Bisognerebbe crescere anche come mentalità, la Mclaren negli ultimi dodici anni ha vinto un solo mondiale piloti e nessun costruttori.
Eppure sanno essere belli e vincenti. Proviamo a crederci anche noi, ogni tanto, nella Ferrari.