Domenicali, la Ferrari e Bearzot…
“Difendendosi si può anche vincere”. Il caro catenaccio. Sembra di sentire Trapattoni, invece sono parole di Stefano Domenicali, rilasciate durante un’intervista a Mediaset per la trasmissione Studio Sport XXL.
Stefano, al timone di una nave in tempesta (mediatica), più che al Trap si aggrappa a Enzo Bearzot. Spera di poter essere per la Ferrari quello che il Vecio è stato per l’Italia. Ovvero l’uomo che nel 1982 ha riportato dopo quarantaquattro anni il Mondiale a vestire tricolore.
Alla Ferrari il suo Mondiale Piloti manca quasi da cinque anni. La tanto agognata alba è a un tiro di schioppo, ma la notte pare ancora lunga; così almeno a sentire il coro dei catastrofisti dell’ultimo inverno, quelli per i quali la Ferrari faticherà non poco a passare il Q2. Ma qualche analogia con l’Italia dell’82 già c’è.
L’Italia al Mundial 82 partì male, perdendo le amichevoli e pareggiando le partite del primo girone. Un po’ come la Ferrari che ha zoppicato nei test. Bearzot impose il silenzio stampa e Pablito Rossi si scatenò. La storia la conoscete.
Anche la Ferrari, l’ultimo sabato di Barcellona, ha impost0 una specie di silenzio stampa ai piloti, per fare gruppo, per rimanere concentrata nei briefing tecnici e forse un po’ in polemica con parte della stampa.
Poi sono arrivate le dichiarazioni di Fry e di Montezemolo, la paura di un inizio a rilento si è fatta più concreta. Il nodo gordiano del noir in Rosso è questo: capire che salita non è per forza di cose sinonimo di sconfitta.
A tal proposito Domenicali: “I primi test hanno detto che il progetto che avevamo era buono, ma un po’ estremo, perciò presentava dei problemi. Il nostro potenziale poteva essere più alto a questo punto, ma non è vero che l’ambiente è pessimista”.
Più che pessimismo si può parlare di toni bassi: “Gara in difesa? Difendendosi si può anche vincere. Mi auguro che questa stagione finisca come il Mondiale di calcio del 1982: l’Italia era andata male nelle prime amichevoli, alla fine vinse il campionato del mondo”.
Alonso e Massa come Rossi e Tardelli, è il sogno nel cassetto del capo GeS. Conscio di avere su di sè un enorme responsabilità e molta più pressione rispetto al passato:”Sentirsi messo in discussione fa parte della mia professione, ma la squadra è serena. Sono qui da più di vent’anni e ormai la Ferrari è la mia seconda famiglia, è giusto che certe responsabilità ricadano su di me”.
Anche Bearzot prima della Spagna fu messo in discussione…