Giancarlo Minardi, l’ultimo talent scout
Jarno Trulli potrebbe essere l’unico pilota italiano al via della stagione 2012. Potrebbe, perché sente il fiato sul collo di Vitaly Petrov e dei suoi sponsor. Qualora il team Catheram dovesse cedere al russo, il mondiale 2012 sarebbe del tutto privo di piloti italiani. Una disfatta per un paese che può vantare due scuderie di tutto livello, ovvero Ferrari e Toro Rosso.
Una disfatta soprattutto ripensando a chi ha sempre avuto a cuore la causa dei piloti italiani nel mondiale, Giancarlo Minardi. Un uomo che ha dedicato 35 anni della sua vita all’automobilismo, partendo dalla Formula Italia per arrivare alla Formula 1, un uomo che ha avuto il merito di far esordire sulle monoposto della massima formula giovani talenti, spesso privi di consistenti budget, ai quali sarebbe altrimenti stato negato l’accesso al circus.
Si possono infatti ricordare tra i driver della scuderia romagnola Alessandro Nannini, pilota che portò al debutto la prima Minardi, la M184, monoposto dotata di un telaio misto alluminio-fibra di carbonio e dotata di un motore Alfa Romeo 8 cilindri turbo.
Successivamente Minardi incontrò sulla sua strada un pilota che divenne una vera e propria bandiera della scuderia di Faenza, Pierluigi Martini. Il pilota romagnolo disputò ben 104 gran premi con la scuderia faentina, intervallando le sue apparizioni tra il 1985 ed il 1993 e soprattutto regalando alla squadra una delle maggiori soddisfazioni, ovvero il primo punto mondiale conquistato nel Gp di Detroit del 1988. La storia d’amore tra Martini e la Minardi continuò anche nel 1989, dove il pilota romagnolo rimase addirittura in testa per un giro nel corso del Gp del Portogallo. Nel 1990 si ebbe l’ultimo atto di un rapporto umano e professionale intenso. Martini, grazie anche a delle performanti Pirelli, conquistò il secondo posto in Griglia nella gara inaugurale a Phoenix.
Gli anni successivi non furono particolarmente felici per Giancarlo Minardi, che tuttavia non smise mai di dare la possibilità a giovani talenti di debuttare in Formula 1, concedendo questa chance a piloti del calibro di Barilla, Morbidelli, Fisichella e Trulli.
Nel 2001 l’ultima grande intuizione di patron Giancarlo. Debutta nel mondiale un certo Fernando Alonso. Lo spagnolo alla guida della modesta PS01 nella gara d’esordio, riuscì a far segnare il 19º tempo in qualifica, precedendo piloti alla guida di vetture più competitive. Alla quarta gara di Imola riuscì a stare davanti a entrambe le Benetton, ed infine a giungere undicesimo sul circuito di Suzuka, portandol’allora direttore del team Paul Stoddart ad esclamare “Incredibile, ha compiuto 53 giri da qualifica”.
Negli ultimi anni della sua presenza al timone della scuderia, Giancarlo Minardi ha dovuto chinarsi alla logica del business, accogliendo sulle sue monoposto piloti paganti, quali Yoong o Mazzacane, non certo fulmini di guerra, ma ha continuato a dare una speranza ai piloti italiani di mettersi in mostra nel corso delle prove libere. Uno su tutti Gimmi Bruni, pilota che in Formula 1 non ha avuto lo spazio che meritava ma che attualmente sta dimostrando il suo talento nel mondiale GT.
Minardi ha adesso un ruolo attivo di talent scout nella federazione italiana, seguendo i giovani talenti delle serie minori, ma tuttavia la sua assenza in circuito pesa notevolmente, specie adesso che si sente l’urgenza di un ricambio generazionale dei piloti italiani.