F2012: chiamatela la “Tigre di Maranello”
Lo slancio delle forme manda in estasi per l’aggressività, squadrata con un muso bruttino ma cattivo, basta guardarla pochi secondi questa F2012 per scorgere nelle sue linee decise tutta la rabbia e la voglia di riscossa degli uomini Ferrari
Stavolta al tavolo da disegno Nick Tombazis, sotto la regia del d.t. Pat Fry e con il velato aiuto di Rory Byrne, non si è risparmiato. La Ferrari ha mantenuto le promesse sfornando una monoposto innovativa, discontinua con la tradizione (come voleva Domenicali), a suo modo “estrema”.
Con un’anno di ritardo si è compiuta a Maranello quella rivoluzione progettuale che molti attendevano già da un po’. Con un’infornata di tecnici anglosassoni, lavorando sulla nuova vettura con la giusta spregiudicatezza e il doveroso coraggio.
Efficienza, creatività, unità di intenti. Erano i tre ingredienti base per ripartire bene nonchè quelli fondamentali per un team che deve tornare a dettare i tempi, a fare l’andatura.
Lo chiede la storia, lo vuole la tradizione. Dieci anni fa nasceva la F2002 una delle monoposto più performanti di sempre. A bocce ferme è impossibile sapere se questa Rossa potrà tornare a fare scuola ma almeno, se dovesse rivelarsi un flop, sarà giusto ammettere che Maranello stavolta ci ha provato. Fino in fondo, rischiando a testa alta.
Le pance sono affusolate e strette, le sospensioni sono innovative (pull rod sia davanti che dietro), l’aerodinamica è curatissima. Dai deflettori, ai deviatori di flusso, passando per le piccole alette all’altezza del cockpit.
Lo stesso muso scalinato è tutto pensato in funzione del grip aerodinamico e il doppio air scope è di una prepotenza inusuale.
La 150° Italia era la “Bella e italiana“, pulita nelle forme, morbida, dolce. La F2012 è invece dura, minacciosa, spietata a priori. Incute il giusto timore.
Una “Batmobile” da F1, al cui cospetto la vettura del 2011 appare come un’innocua berlina, seppur di classe.
La stessa McLaren Mp4-27, per quanto affascinante, in confronto sembra una macchina più “tranquilla”. Sarà ovviamente la pista a darci le dovute risposte ma questa Ferrari sembra davvero voler mordere avversari e asfalto.
Con quei piloni a sostengo dell’alettone anteriore che sembrano due zanne. E’ nata la “Tigre di Maranello”. Aprite la gabbia, accendete i motori, sguinzagliate la belva.