Estoril ’95: la prima di Schumacher, l’ultima del V12
Il 1995 è un anno di grandi cambiamenti in Formula 1.
Il circus è ancora sotto shock per la scomparsa di Senna avvenuta soltanto un anno prima e una nuova stella si è affacciata prepotentemente sul palcoscenico iridato. Michael Schumacher.
Il 1995 è l’anno della definitiva consacrazione. Il tedesco di Kerpen conquista infatti il secondo titolo iridato con la Benetton, regalando alla scuderia del suo mentore Briatore anche il titolo costruttori, umiliando l’avversario Damon Hill sulla competitiva Williams.
La Ferrari affronta una stagione dignitosa con la 412 T2, condotta da Berger ed Alesi, e con quest’ultimo riuscirà a conquistare l’unico Gran Premio della stagione in Canada.
Il presidente Montezemolo, di comune accordo con Jean Todt, e con la mano invisibile di Bernie Ecclestone, decide che è giunto il momento che il Cavallino torni a farsi rispettare sui circuiti del mondo, ed ingaggia per la stagione 1996 l’asso tedesco, sostituendo l’allora idolo dei ferraristi Jean Alesi. La rivoluzione coinvolge anche Berger, sostituito da Eddie Irvine, pilota noto più per la fama di playboy che per i giri veloci.
Nel corso dei test di fine stagione svoltisi sul circuito portoghese dell’Estoril avviene la prima presa di contatto tra Schumacher ed il sedile di una monoposto di Maranello. Il tedesco infatti è consapevole che l’avventura in rosso sarà ardua: con un gruppo da ricostruire, da troppo tempo a secco di vittorie pesanti. Oltretutto, è pienamente consapevole che il gap tecnico dalla concorrenza è notevole.
L’incontro tra l’uomo e la macchina fa scoccare la scintilla. Schumacher al volante della 412 T2 “laboratorio” fa segnare tempi eccellenti. E’ la prima volta che si trova a guidare una monoposto dotata di un motore V12, gli brillano gli occhi dall’entusiasmo e la stampa dell’epoca riporta una frase storica del tedesco “Magari l’avessi avuto io in qualifica un motore così!”.
Sfortunatamente per lui, la Ferrari aveva già optato di abbandonare lo storico e glorioso V12 ed adottare il nuovo V10 per la stagione 1996.
Nonostante numerosi cedimenti meccanici, nel corso della sua prima stagione in Ferrari Schumache riesce a conquistare ben 3 vittorie al volante della modesta F310. Il feeling con la squadra cresce in maniera esponenziale, e gli irriducibili afecionados di Alesi e Berger cominciano ad apprezzare quel giovane tedesco che mette cuore ed anima per realizzare un’impresa quasi impossibile, diventare campione del mondo con la rossa.
Bisognerà attendere la stagione 2000 per la realizzazione del sogno iridato, nonostante questo sia stato sfiorato ed infranto più volte nel corso degli anni precedenti. Ma nessuno avrebbe mai creduto che, in una lontanta giornata dell’inverno 1995, sul circuito di Estoril si sarebbe assistito all’inizio di una lunga storia d’amore coronata da numerosissimi successi e – allo stesso tempo – all’addio ad un poderoso motore che ha contribuito ad alimentare il mito del Cavallino nel mondo.