Calendario 2012: i rischi di un nuovo ridimensionamento

Anche il mondo ovattato della Formula 1 deve fare i conti con la crisi economica. Un problema che non tocca soltanto i consumi, ma anche le tappe previste per il campionato del 2012. Il calendario più lungo ed intenso della storia di questo sport è stato presentato il 31 Agosto scorso, ma rischia un clamoroso ridimensionamento.

Ebbene sì, perchè dopo soli tre mesi già la prima vittima facente parte del super-calendario è saltata fuori: Austin, nel Texas. In un nostro articolo si parlava della cancellazione del GP per un probabile inserimento nel 2013, per motivi ovviamente economici.

In sintesi ciò che massacra gli organizzatori in questi anni sono gli elevatissimi costi e le difficoltà nel confermare una elevata affluenza di pubblico. I costi una volta erano sostenibili, adesso sono diventati enormi e per fronteggiarli gli organizzatori chiedono sempre più spesso aiuto ai propri governi: è il caso dei GP di Sepang, Shanghai, Melbourne, Yeongam, Valencia; anche ad Austin avevano chiesto aiuto allo Stato del Texas.

Per immaginare quanto siano elevati i costi basti pensare al fatto che gli stessi organizzatori del GP di Abu Dhabi hanno indetto una politica austera, incentrata sul risparmio. Secondo la testata “Auto Motor und Sport” dei lavori per il perfezionamento di una curva, da fare per migliorare i sorpassi, sono stati cancellati con la motivazione che il sorpasso con il DRS sia ormai molto più semplice.

Altro problema è l’affluenza. Un’ottima risposta l’ha data il GP dell’India, quest’anno all’esordio, con ben 95.000 spettatori. Il problema è però continuare su questo trend. Solo Singapore in tre anni ha mantenuto altissimi livelli di affluenza, ma sopratutto grazie al fascino della gara in notturna e della location: una specie di Montecarlo asiatica che ha ormai il suo posto garantito.

Non sempre l’entusiasmo della gente resta alto nei confronti della gare; basti vedere il calo di interesse nei confronti di GP come Cina e Corea, quest’anno un flop in termini di entrate, e la Turchia che – salvo sorprese per rimpiazzare Austin – non è in programma per il 2012. Secondo alcuni il problema che causa una minore affluenza negli ultimi anni è il troppo distacco tra il mondo da super ricchi della Formula 1 e la gente comune, con i biglietti che hanno un prezzo troppo esoso per tanti appassionati.

Non dimentichiamo i problemi che esulano dall’economia, come in Bahrain. Per il 2012 il GP è in programma, ma quest’anno è saltato a causa di disordini politici e nella regione la situazione resta ancora molto delicata dal punto di vista politico; quindi una eventuale nuova sommossa potrebbe far saltare un’altra edizione, con conseguenze economiche disastrose per organizzatori e Federazione.

Visti questi problemi, oltre Austin, rischiano di saltare altre gare da qui all’inizio della prossima stagione perchè i finanziamenti non sono garantiti e le entrate in diminuzione.

La domanda, però, nasce spontanea: perché spendere milioni di euro per realizzare nuove piste e non investire in piani di ammodernamento e recupero di certi circuiti storici? Per esempio, perchè non inserire Imola, che ha anche le giuste omologazioni per ospitare la Formula 1?  Oppure, perchè non ritornare a Kyalami in Sud Africa, vista la moda di “scappare” dall’Europa? I circuiti di Zandvoort (Olanda) e Zolder (Belgio) potrebbero tornare utili a seguito di una adeguata modernizzazione.

Resta inteso che il mercato globale imponga, come regola, l’espansione, ma i conti parlano chiaro: se c’è un pubblico che non si stancherà mai della F1, questo è quello europeo.  Gli appassionati attendono con fiducia.

 

Lascia un commento