Abu Dhabi: la Ferrari torna sul luogo del delitto…
Abu Dhabi, Yas Marina. Sede del futuristico e inguardabile circuito dove la Ferrari un anno fa ha gettato alle ortiche il mondiale del profeta Alonso.
Stupendo l’ottovolante griffato Maranello, mediatico l’imponente e illuminatissimo Hotel che si affaccia sul tracciato. Da buttare quella pista artificiosa, artificiale, banale.
Eppure un anno fa sembrava tutto perfetto, la Ferrari arriva negli Emirati Arabi in testa al campionato Piloti dopo una remuntada in pieno stile Rosso. Macinando punti su punti con una concretezza di altri tempi. Con Fernando che nelle ultime gare alterna vittorie e podi mentre i due della Red Bull fanno a gara a togliersi i punti.
I bibitari nell’immaginario collettivo sono i polli da spennare, i parvenu che non sanno vincere “di squadra”, condannati quindi a perdere meritatamente il campionato per favorire ostinatamente il pupillo di casa. Quel giovanotto “raccomandato” che un anno dopo fa la parte del Messi dei motori, ma questa è un’altra storia.
La Ferrari del 2010, a differenza degli avversari, è la squadra unita intorno al suo prode condottiero, sotto le insegne della ricca Santander. Maranello insegue un nuovo sogno. Nuovo main sponsor, nuovo campionssimo al volante, nuovo corso, insomma nuovi trionfi.
La seconda fila di sabato è festeggiata come una vittoria. Matador è un passo dall’iride. Gli basta pochissimo. Arrivare terzo dietro le Red Bull o anche quarto se fosse Vettel a vincere. Un gioco da ragazzi essendo la F10 in gara a livello delle lattine, ben più forte di una allora desaparecida McLaren.
Un mondiale vinto in anticipo e mai conquistato, potrebbe riassumersi così il fine settimana maledetto della Ferrari ad Abu Dhabi. Sappiamo tutti come sono andate le cose. Inutile ricordare la folle marcatura a uomo sull’attaccante sbagliato. Trappola, ingenuità, leggerezza? Boh. Sicuramente un errore, di quelli destinati ad entrare negli annali e forse a cambiare il corso degli eventi.
Perchè la nuovissima e brillante Ferrari targata Domenicali-Alonso-Santander si riscopre improvvisamente fragile e orfana di quella Raikkoniana. Priva di quelle “vittorie facili” che sembravano scontate all’inizio. Nessun nuovo ciclo vincente. Tutt’altro. La buona stagione disputata viene spazzata via dalle feroci critiche e da una delusione cocente e tormentata.
Ma se, ma, ma allora…Niente. Soltanto un inseguimento lungo un anno e finito nel peggiore dei modi. Con una eredità povera e mediocre. La sensazione è che nella malinconica mezzaluna orientale di Abu Dhabi la Rossa abbia lasciato una parte di sè, per sempre.
E in questi giorni, probabilmente controvoglia, tutto il team si ritroverà sul luogo del delitto. La dirigenza si siederà al muretto e farà i conti con la propria coscienza. Fernando salirà in macchina e vedrà il fantasma di Petrov davanti, e gli sembrerà un muro invalicabile.
Stringerà il volante e magari avrà gli occhi lucidi, di rabbia. Come forse lo sono ancora quelli di tanti di noi…