Dubbi sulle penalità. La Fia decide con il “testa o croce”?
Scoppia l’ennesima polemica per decisioni di assai dubbia interpretazione assunte dai commissari di pista. Anche questa volta i protagonisti della vicenda sono Felipe Massa e Lewis Hamilton, i cui comportamenti in gara hanno già infiammato altre volte quest’anno le discussioni di tifosi e addetti ai lavori. Questa volta a farne le spese in termini regolamentari è stato Massa, penalizzato con un drive through dopo un contatto ad circa 185 km/h con la McLaren dell’anglo-caraibico.
La penalità ha lasciato di stucco un pò tutti, dagli appassionati a casa al muretto Ferrari; in effetti, alla luce di altre decisioni prese nel corso della stagione, la penalità inflitta al brasiliano è assai dubbia, quasi inspiegabile. Sarà che il collegio di giudici di gara cambia ad ogni gran premio, sarà che non esiste un regolamento chiarissimo sulle vicende di gara, ma ogni volta che accade un episodio simile è davvero complicato capire il criterio utilizzato dai giudici nel decidere se applicare o meno una penalità.
Proviamo quindi ad analizzare tre episodi molto simili, cercando di ragionare in maniera obiettiva, senza lasciarci trasportare dal tifo e dalle simpatie per l’uno o per l’altro.
Primo caso: l’ncidente al tornantino a Montecarlo. Siamo a circa 60km/h; Hamilton si infila all’interno, Massa chiude anticipatamente la porta e le due vetture, causa anche il raggio molto stretto della curva, entrano in contatto. Massa, vedendo Hamilton all’interno, avrebbe potuto/dovuto allargare, per quanto possibile ovviamente, la traiettoria, non anticiparla; i giudici però penalizzano Hamilton con un drive through.
Secondo caso: il contatto all’ultimo giro del GP di Silverstone. Massa supera Hamilton all’esterno ma è abbondantemente davanti prima di impostare la curva; Hamilton invece ritarda moltissimo la frenata, tanto da arrivare a ruote bloccate. Massa si accorge della presenza della McLaren all’interno ed allarga la traiettoria, anche perchè arrivava molto veloce, quindi gli è quasi naturale quell’operazione. La McLaren di Hamilton si appoggia sulla fiancata della Ferrari e la sposta verso l’esterno della curva; a causa di questa “spallata” Massa esce più lentamente dalla curva successiva e perde la posizione. I giudici però non infliggono alcuna penalità, giudicando il fatto come un normalissimo incidente di gara. Siamo d’accordissimo con la loro decisione, ma si nota già una grossa discrepanza con la decisione presa a Monaco!
Terzo caso: il botto ad oltre centottanta orari in India. Il cameracar è pressochè identico a quello di Montecarlo, solo che qui non siamo a 60km/h ma a circa 200! I due sono quasi appaiati sul dritto, ma nell’impostare la curva Massa è nettamente davanti alla McLaren. Hamilton, rendendosi conto che è impossibile passare, in quanto in quella curva non si frena ma si alza solo il piede e si scala una marcia, cede la traiettoria alla Ferrari, che quindi imposta la curva sulla traiettoria ideale. Se non fa così, Massa finisce oltre il cordolo in uscita, in quanto l’alta velocità non gli consente di correggere lo scivolamento della vettura. Magia delle magie, i giudici puniscono Massa con il famigerato drive through.
Tre casi molto simili puniti in tre maniere completamente differenti. Nel primo caso è punito chi entra duramente da dietro nonostante chi è davanti chiuda prima; nel secondo non viene punito nessuno, nonostante chi è dietro spinga l’altro all’esterno; nel terzo quello che entra duramente da dietro la fa franca e chi sta davanti subisce un pericoloso testacoda a 220 all’ora e un fastidioso drive through.
Traduciamo tutto in termini calcistici. Primo caso: fallo da dietro con l’altro giocatore che accentua la caduta; espulsione di chi commette il fallo. Discutibile ma giusto. Secondo caso: fallo da dietro con il giocatore che subisce il fallo che cade qualche metro dopo in area di rigore; l’arbitro fa continuare. Farà discutere per ore al processo di Biscardi. Terzo caso: fallo da dietro a gamba tesa in contropiede veloce; espulsione del giocatore che subisce il fallo! All’arbitro servirà la scorta per uscire dallo stadio. Assurdo no?
Una discrepanza totale nel decidere a cui la Fia dovrebbe assolutamente porre rimedio, magari componendo un collegio giudicante stabile per l’intero campionato.