10 anni di nuove piste: chi ha vinto al buio?
Cinque continenti, qualche capitale, un paio di oceani: in una manciata di mesi il grande Circus della Formula 1 ci porta ai quattro angoli del globo per offrirci uno spettacolo sempre nuovo.
E sempre diversi sono i circuiti dove si disputano le gare: la voglia di ospitare un GP sembra non conoscere limiti e pare che, purtroppo o per fortuna, ci si debba sempre più abituare a nuovi tracciati e Paesi da scoprire.
Ancora qualche giorno e scopriremo anche il nuovissimo Buddh International Circuit, che regala all’India la prima storica partecipazione nel calendario della massima serie delle competizioni automobilistiche.
Dubbi, polemiche, proclami e qualche preoccupazione stanno accompagnando questo esordio travagliato, ma su tutte prevale la curiosità per un nuovo tracciato che, come tale, riserverà senz’altro sorprese e spettacolo. Le squadre si stanno preparando da tempo alla trasferta indiana sfruttando per lo più i simulatori di guida, aspettando con ansia i primissimi verdetti delle libere del venerdì.
Perchè una pista nuova va esplorata, interpretata, vissuta: dalle condizioni meteo alla gommatura dell’asfalto, passando per le curve più significative, ogni dettaglio diventa fondamentale e non sempre è una questione di vettura più o meno performante delle altre.
E’ bello pensare che su tracciati inediti sia la sensibilità del pilota a guidare le scelte di assetto e strategia: come dimenticare Schumi, che con un paio di giri in moto intuiva i piccoli segreti delle nuove piste?
E domenica proprio Michael si troverà con la generazione Play-Station a scoprire il Buddh Circuit e a contendersi un privilegio piccolo ma ambito: vincere all’esordio, su una pista con record non scritti e limiti non segnati. Chi ci è riuscito prima di loro? Se guardiamo all’ultimo decennio sono state davvero tante le nuove piste inserite in calendario, nate per la maggior parte dalla matita geniale di Tilke.
Nel 1999, anno surreale nella lotta al titolo, la F1 era sbarcata a Kuala Lumpur, Malesia. Schumacher tornava dopo una lunga convalescenza, Hakkinen temeva una crisi di nervi più di una rottura del suo motore e Eddie Irvine, incredulo protagonista della rimonta estiva, erano i protagonisti indiscussi di una gara attesissima. Si concluse con una delle più belle doppiette Ferrari, con l’irlandese sul gradino più alto del podio, e un maestoso Schumi a fargli da scudiero: nemmeno la vicenda deflettori poteva scalfire un esordio così trionfale.
Cambia l’anno, ma non il colore: nel 2004 il doppio esordio in Bahrain e Cina porta la firma di Schumacher e Barrichello rispettivamente, che dominano con la Rossa la quasi totalità del campionato. E se il tedesco della Ferrari si era trovato per la prima volta a brindare con acqua di rose al posto del tradizionale Champagne, il brasiliano Rubino portava a casa una bella vittoria su un circuito altrettanto interessante e forse degno di molti impianti più rinomati.
Nel 2005 è la volta della Turchia, e un grandissimo Raikkonen, in una delle sue stagioni migliori, vince all’Istambul Speed Park partendo dalla pole position.
Il 2008 invece vede nuovamente l’inserimento di ben due circuiti inediti, entrambi piuttosto spettacolari. Valencia, tracciato cittadino caratterizzato da un imponente ponte mobile, non stupisce però quanto Singapore, la cui gara si correrà sempre in notturna. In Spagna è Massa a scrivere per primo il suo nome nell’albo dei vincitori del GP d’Europa, mentre nella città stato orientale una gara controversa regalerà ad Alonso il successo.
Strano a dirsi, i due circuiti sono accomunati dall’anno di esordio così come dalle polemiche: se la pista di Valencia è infatti mal vista perchè poco interessante a livello tecnico, e soprattutto perchè la Spagna può vantare circuiti storici ben più entusiasmanti, a Singapore il clamore è ben più forte, perchè legato al Crashgate che vide protagonisti Renault, Briatore, Alonso e Piquet jr.
Parlano una lingua orientale anche gli ultimi due circuiti di quest’articolo, a conferma della tendenza del motorsport a spostarsi sempre più verso i Paesi emergenti. Alonso, appena un anno fa, vinceva sulla Ferrari il primo GP di Corea, ma di certo Abu Dhabi avrà sempre un significato speciale per Vettel: vittoria nel 2009 (anno di introduzione) e soprattutto 2010, quando il tedeschino conquistò il suo primo iride.
Perchè dove non arriva un simulatore…arriva l’istinto di un Campione!