Ferrari in surplace, ma Alonso ci crede
La tensione mondiale degli anni d’oro è un malinconico ricordo che vorrebbe farsi spazio nel mare di inutilità di questo campionato targato 2011.
Un mondiale passato ad ammirare, ed eventualmente applaudire, lo strapotere bibitaro di Vettel. Una corona iridata rincorsa con le parole ma mai nei fatti. Che non fosse aria s’era capito già in Australia, come hanno in seguito onestamente ammesso i vertici (e i piloti) del Cavallino.
Macchina “nata male”, sentenza capitale quando parliamo di motori. Sport nel quale la componente meccanica batte, volenti o nolenti, quella umana. E per questo a nulla è servito alla Ferrari il poter schierare in prima linea il pilota forse più bravo di tutti, quell’Alonso che nei sette podi stagionali c’ha messo un bel po’ di suo.
La ricetta funziona, certo, dato che c’è un secondo posto in classifica da difendere con gli artigli contro macchine ben più veloci (e complete). Ma non dovesse succedere, pazienza. Gli obiettivi illustri sono altri e bisogna aspettare almeno il 2012.
Singapore, quindi, non è l’ultima spiaggia per la Ferrari. Non è il Gp carico di tensione del 2008, con Massa a fare il dragone in pit lane. Non è certamente il Gp del 2010. Prestazione perfetta di Alonso che, indemoniato, si tenne dietro una scatenata Red Bull per settanta giri.
Marina Bay 2011 è soltanto l’ennesima tappa di avvicinamento a un finale di stagione sempre più atteso dalle grandi deluse Ferrari e McLaren. Senza ansia di risultato. Alonso sogna di vincere almeno un altro Gran Premio, ma gli sviluppi e le idee della Ferrari vanno in direzione “cordialmente” opposta. Niente più sviluppi sulla 150° e tutti gli sforzi incentrati sul progetto 663. Cioè la macchina del 2012.
Ecco che allora l’affascinante “notturna” diventa per Alonso soltanto un’occasione da cogliere al volo qualora si presentasse il giusto mix di fattori favorevoli. Ovvero si mescolassero al punto giusto due componenti che hanno detto bene quest’anno alla 150° Italia: gomme morbide e circuiti cittadini.
A Monaco e a Valencia la Ferrari è arrivata seconda. In circuiti dove il bilanciamento e un carico aerodinamico molto alto contano più della stabilità in velocità la Ferrari ha dimostrato di poter dire la sua.
E senza lo spettro delle gomme hard o medium sarà più facile pianificare strategie in gara e costruire qualcosa di importante senza la puntuale ansia (e consapevolezza) di dover misteriosamente (anzi pushroddamente) crollare nell’ultimo stint di gara.
La parola d’ordine è tranquillità, quella che ostenta Fernando quando punta dritto Singapore (dove ha già trionfato nel discusso Gp del crashgate 2008 e l’anno scorso): “E’ un circuito cittadino con tutte le caratteristiche che normalmente mi piacciono e se pensiamo che siamo stati veloci a Monaco, così come a Valencia, continuo a pensare a Singapore che abbiamo la possibilità di essere competitivi. Quindi il nostro scopo, quando arriveremo là, sarà quello di vincere la gara. Dopo le prove e la qualifica vedremo dove siamo esattamente, ma ora, prima della gara, abbiamo un chiaro obiettivo, che è vincere”.
Un po’ di pressione ci sarà intorno a Felipe Massa; il brasiliano collezionista di quinti e sesti posti è sempre più criticato dal grande pubblico. Con una conferma sulle spalle che fa discutere e che pesa come una spada di Damocle. Difficile aspettarsi una sua zampata che, comunque, risulterebbe assai gradita al popolo rosso.