Giovani piloti: c’è poco talento in giro?
Lo spunto per questa riflessione, sotto certi aspetti delicata, ce lo dà un mercato piloti prettamente balneare. Ovvero immobile sotto l’ombrellone con bibita in mano, più pigro del più medio degli italiani.
Se la Ferrari si tiene stretto Massa e la Red Bull decide di rinnovare il contratto a Webber (che se potesse butterebbe fuori pista Vettel) qualcosa che non va c’è. Meglio l’usato sicuro che il nuovo rischioso. Nei top team vince la filosofia dell’uovo oggi su quella più affascinante della gallina domani.
Si vede che non ci sono in giro giovani piloti così bravi da giustificare un investimento delle scuderie di vertice. Vuoi vedere che dopo l’infornata di talenti degli ultimi dieci anni il panorama qualitativo della F1 si stia irrimediabilmente appiattendo?
Dal 2000 al 2009 c’è stata l’esplosione di gente come Button, Raikkonen, Alonso, Hamilton, Vettel. Questi ultimi cinque sono diventati tutti campioni del mondo (mica poco!) ma una menzione speciale la dobbiamo a Massa così come la meritano Webber, Rosberg e lo sfortunato Kubica.
Dopo questi il nulla. Nella Formula 1 di oggi a centrogruppo, ma anche nella propedeutica Gp2, non sembra esserci nessun ragazzo con le stimmate del fenomeno.
Proprio dalla Gp2 è arrivato il campione in carica Pastor Maldonado, classe ’85, che stenta in Williams e soffre il confronto con il veterano Barrichello. Simpatico il venezuelano ma deve ancora dimostrare tanto.
La Force India ha ingaggiato un driver interessante: lo scozzese Paul di Resta. Venticinque anni e tanta gavetta in Dtm. Un professionista serio e un pilota valido. Il ragazzo si farà, ma da qui a parlare di un futuro campione anche ce ne passa.
Oltre che giovani, delle incognite tendenti al segno negativo sono anche i titolari della Toro Rosso, Sebastien Buemi e Jaime Alguersuari. Rispetto al 2010 entrambi stanno facendo meglio, soprattutto nelle ultime gare con rimonte dal fondo insperate. Ventitrè anni per lo svizzero, meticoloso nel lavoro ma alquanto indecifrabile in velocità per non dire incostante.
Soltanto ventun anni per Alguersuari che deve crescere in temperamento e freddezza. Il tempo, in questo caso, è dalla sua parte ma per ora nelle gerarchie della casa austriaca entrambi gli alfieri Str sono stati superati dall’australiano Daniel Ricciardo, fresco rookie in Hrt. E se non è più di un segnale questo…
Vanno meglio le cose in casa Sauber. Kamui Kobayashi, classe ’86, è stata la sorpresa dell’ultimo anno. Consistente e veloce, nonchè molto bravo a sorpassare. Quasi presenza fissa in zona punti. Su di lui si può puntare.
Bene anche Sergio Perez, esordiente di ventun anni, che oltre ad essere veloce a cronometro è sembrato un pilota esperto già alla sua prima gara. Un po’ di irruenza, fisiologica, è arrivata dopo ma il ragazzino sembra uno forte.
E infatti il messicano della Sauber è in orbita Ferrari, mentre forse gli altri under della griglia non stuzzicano più di tanto la fantasia delle squadre. E bisogna farsene una ragione.
Le buone prestazioni dei vari di Resta, Kobayashi ecc. impallidiscono dinanzi alle evoluzioni di Vettel in Toro Rosso nel 2008. O, perchè no, dinanzi alle prestazioni velocistiche di un giovanissimo Raikkonen in Sauber nel 2001.
Guardando alla Gp2 la situazione è ancora più modesta. Romain Grosjean domina il campionato ma ha già corso con scadenti risultati in F1. Sarà maturato molto negli ultimi due anni ma un campione è un’altra cosa. Jules Bianchi, francese, è terzo pilota Ferrari ma non impressiona più di tanto. Una sola vittoria per lui e tantissimi errori sparsi quà e là. Manca ancora il polso fermo del pilota di statura.
Dieci anni fa Fernando Alonso stupiva con la Minardi, più tardi Felipe Massa il volante del cavallino se lo guadagnava con un 2005 monstre. Il talento, quello vero, almeno oggi alberga altrove.
Soltanto nelle prime file dello schieramento: in Red Bull, McLaren, Ferrari e Mercedes. Si salvano i piloti Sauber ma le prime quattro della classe difficilmente azzarderanno a breve pericolose scommesse…