Il Grande Fratello della F1: la direzione gara
E’ il grande fratello della Formula 1, l’occhio elettronico che monitorizza ogni movimento delle vetture in pista, così da controllarne anche la più piccola scorrettezza. In quella stanza, presente su ogni circuito, nulla passa inosservato. Il bagliore di oltre quarantacinque schermi televisivi, più una serie di monitor collegati ai PC, inondano di dati gli uomini della direzione gara, coloro che lavorano dietro le quinte per permettere lo svolgimento regolare del Gran Premio.
E’ qui che il personale della FIA, insieme ai funzionari locali del circuito, fanno in modo che le regole sportive della Formula Uno vengano rispettate. O almeno, ci provano. Tutto è monitorato costantemente, grazie a sistemi sempre più sofisticati che facilitano il difficile compito della Federazione.
Servono uomini d’asperienza per poter fare questo lavoro che è tutto, fuorché semplice. E sulle sedie che scottano, ci sono due uomini che la Formula Uno conosce da molto tempo: Charlie Whiting e il suo vice Herbie Blash. Sono entrambi in Formula 1 fin da ragazzini e dirigono ormai la stanza dei bottoni da circa quindici anni.
Herbie Blash, 62 anni, frequenta i Gran Premi da quando era un adolescente. Dopo aver lavorato come meccanico per Rob Walker, a vent’anni si trasferisce nel Team Lotus, dove accumula esperienza lavorando per Graham Hill e successivamente per Jochen Rindt. Dopo la morte di Rindt, nel 1970, Blash trova impiego alla corte di Frank Williams, prima di trasferirsi alla Brabham. Lì fa velocemente carriera, diventando team manager nella squadra gestita da Bernie Ecclestone. E proprio con Bernie fece strada e passò al ruolo di Direttore Sportivo, fin quando nel 1988, finì a lavorare come supervisore in Yamaha che, all’epoca, forniva Jordan e Tyrell.
Charlie Whiting, 58 anni, ha iniziato a lavorare appena quindicenne sulla vettura del fratello pilota, mentre a vent’anni era già un meccanico nelle corse di Formula 5000. In Formula 1 è arrivato nel 1977 e anche lui fece esperienza in Brabham, dove rimase per circa dieci anni, lavorando a stretto contatto proprio con Blash e godendosi il doppio mondiale di Nelson Piquet dell’81 e dell’83.
La Formula Uno dell’epoca era un mondo diverso da quello di adesso per molti aspetti, anche se le irregolarità erano la norma e l’organo di controllo era del tutto inconsistente. Poca differenza con oggi, direbbe qualche maliziosetto, dato che nelle ultime stagioni il proverbio “Fatta la legge, trovato l’inganno” è stato piuttosto gettonato. Ma ai tempi di massimo sviluppo, la categoria acquistava sempre più professionalità e, dunque, era necessaria anche più organizzazione. Così, proprio Whiting divenne il delegato tecnico della FIA. Il bracconiere era diventato guardiacaccia.
Ecco, oggi questi due personaggi rappresentano gli uomini chiave della direzione gara, ma ovviamente non sono da soli. Per tenere d’occhio tutti i dati e i monitor TV, non basterebbero certo due persone. E’ anche vero che quando in pista è tutto regolare, l’aria in direzione gara è rilassata. Ma nelle fasi salienti, come una qualifica combattuta, una gara bagnata o un duello fra piloti finito male, la stanza si anima inesorabilmente.
Anche se spesso ci ritroviamo a criticare le loro scelte, la professionalità che si respira in quel posto è d’alto livello. Pensate che per permettere ad ognuno di fare il proprio compito al meglio, la FIA porta delle postazioni fisse ad ogni GP, in modo da adottare sempre le stesse procedure in qualsiasi parte del mondo il circus sbarchi. Ogni membro della direzione gara ha il proprio posto ed un compito ben preciso: “Queste sono cose essenziali per permetterci di prendere le giuste decisioni nei tempi previsti”, spiega Whiting.
Per ogni angolo del circuito, la direzione gara ha sempre una doppia visuale, ognuna monitorata dal personale addetto. L’unico momento di vera quiete è alla partenza della gara: Whiting si posiziona in cabina di comando, sul rettilineo di partenza. Per un paio di giri, il lavoro è svolto dal suo vice Blash, che siede solitamente alla destra di Whiting. Quando Charlie torna, Herbie si concentra sulla Safety Car.
Alla destra di Blash siede Colin Haywood, altro personaggio importante che ha il compito di segretario: controlla i sistemi elettronici, i messaggi per i media e gli schermi dei tempi, oltre ad assistere gli altri a svolgere al meglio i loro compiti. Whiting, Blash e Haywood sono gli unici che possono parlare direttamente alle squdre, alla safety e alla medical car, agli steward e anche ai produttori televisivi.
Alla sinistra di Whiting, siede un esperto del posto che comunica con il suo gruppo di lavoro in lingua locale. Whiting ci spiega: “Il suo compito è quello di coordinare tutto il personale locale del circuito, dunque con i marshall e tutti gli altri servizi che potrebbero essere necessari. Ci sono una decina di funzionari locali che siedono dietro di noi in caso di necessità, inclusi polizia, vigili del fuoco e altri funzionari pubblici”. Pronto a dare consigli di carattere medico, nel caso ce ne fosse bisogno, c’è Jean-Charles Piette, specialista in medicina che opera al celebre Hôpital Pitié Salpêtrière di Parigi. In caso di incidenti, il suo parere è preziosissimo.
Durante l’evento capita di rispondere spesso alle domande dei team relativamente ad incidenti o a reclami da parte di qualche squadra. Le violazioni del regolamento vengono rapportate ai commissari delegati dalla FIA che siedono in una stanza vicina. A loro viene passato un rapporto e le relative immagini da valutare: su queste gli steward, che cambiano ad ogni evento, dovranno poi prendere una decisione sulle sanzioni da applicare. Le questioni più complicate vengono sempre rimandate nel dopo gara, per permettere ai team e ai piloti di poter raccontare la loro versione dei fatti, dando una visione d’insieme ai commissari sportivi.
Quando tutto fila liscio, il sistema è talmente collaudato che il loro lavoro passa quasi inosservato. Solo quando ci sono complicate situazioni da analizzare, i riflettori vengono puntati sui commissari. Basta ricordare la difficile gestione del GP di Valencia del 2010 per rievocare il vero caos in pista.
Le persone contano tantissimo, ma potrebbero far ben poco senza la tecnologia fornita dalla tedesca Riedel Comunicazioni. L’azienda ha due tecnici in direzione gara e un altro con i commissari sportivi nella stanza vicina. Riedel ha progettato e costruito le reti audiovisive per la Formula Uno. La società è stata coinvolta nella massima formula già nel 1993 e ha contribuito alla rapida evoluzione della gestione dei gran premi, accelerandone i processi decisionali della direzione gara.
Il sistema GPS interagisce con i tempi e i dati trasmessi dal trasponder e le vetture sono così facilmente raggiungibili dalle telecamere in ogni momento. In caso di incidente, il software crea anche degli avvisi automatici che i tecnici della Riedel sfruttano per recuperare le immagini correlate: in pochi secondi, il direttore di gara può già vedere l’incidente e agire di conseguenza, sia per motivi di sicurezza che per dare ordini agli steward. Grazie all’interazione tra i dati disponibili e il GPS, tutto il resto diventa automatizzato.
Questo sistema riesce anche a rivelare con precisione se un pilota viene ostacolato in fase di qualifica o se non rallenta in regime di bandiere gialle. Specie per l’ultima situazione citata, è difficile dire “ad occhio” se un pilota rallenta o meno in presenza delle bandiere gialle, neanche i commissari in pista riescono a capirlo. Ma il software riesce a farlo. A Charlie Whiting spetta poi la decisione di inviare relazione ai commissari sportivi che valuteranno eventuali penalità, tenendo conto anche dei tempi parziali effettuati dal pilota negli intermedi.
Tecnologia e professionalità sono alla base del successo in un evento di Formula 1. E nonostante il lavoro in direzione gara sia spesso silente e la camera dei bottoni un luogo invalicabile anche alla stampa, in quei pochi metri quadri viene magistralmente guidata un’orchestra mai così affiatata. E, anche se ogni tanto ne esce qualche nota stonata, di fronte a tanta professionalità non si può che inchinarsi.