Ferrari, prendi esempio dalla McLaren!
Caro ferrarista, vedi Button e poi piangi. E’ Jenson la testimonianza fatta persona del fallimento in essere della politica piloti del Cavallino.
Provoca un forte senso di invidia ammirare i due alfieri McLaren correre in modo libero, l’uno contro l’altro, ma soprattutto divertirsi e diveritre il pubblico. Hamilton e Button, la strana coppia.
I due si completano a vicenda. Aggressivo, funambolico e velocissimo Lewis. Un fuoriclasse nato. Intelligente, scaltro, sensibile nella guida Jenson. A modo suo un campione più unico che raro, capace di assentarsi mentalmente per due, tre, gare per poi piazzare colpi rari e impossibili.
Non c’è dubbio che tra i due il capitano sia l’anglocaraibico eppure il vero “tesoretto” di Woking sembra essere proprio JB. Un capitale pronto ad essere speso quando serve. Con buona soddisfazione di tifosi e classifica.
Un bel personaggio, al quale manca solo il sigaro per sembrare uscito direttamente dall’ A-Team: “Se avete un problema che nessuno può risolvere…”. Come in Ungheria dove ha colto la seconda perla stagionale e ha dato 1’23” di distacco a Felipe Massa, suo pari grado alla Ferrari.
Due “seconde guide” separate in classifica da settantaquattro punti, due vittorie e cinque podi, numeri ovviamente tutti a favore dell’inglese.
Dati che fanno impallidire e che portano ad alcune riflessioni. Cosa accade nelle stanze dei bottoni di Maranello quando si tratta di decidere i titolari alla guida? Negli ultimi anni non sempre le scelte sportive hanno soddisfatto i tifosi.
Per prima cosa viene da chiedersi ad esempio perchè la Scuderia più importante, nonchè titolata, in F1 decida di correre praticamente a mezzo servizio. Con una sola vettura. E con un pilota, sempre più ermetico, che arranca e affanna.
Non è che si stava meglio quando si stava peggio? Negli anni della diarchia Kimi-Felipe la Ferrari andava come un treno. E i due con vetture competitive hanno vinto diciasette Gp in due anni e tre titoli iridati.
Poi è arrivato il 2009, una macchina bluff e a Raikkonen non è bastato il miracolo di Spa per tenersi stretto il volante. In Ferrari è arrivato il migliore, Fernando Alonso. Fenomeno alla guida e in sala stampa. Nonchè uno di quelli che ha la fama di saper sviluppare l’auto, di saper dialogare con gli ingegneri e di fare gruppo.
Scelta sportiva o scelta politica? Se la risposta è la prima cos’è che allora frena la squadra più amata e vincente dall’ingaggiare un altro fuoriclasse? Cosa si guadagna a correre zoppi?
Alonso è un campione che deve avere l’onere e l’onore di potersi confrontare con i migliori. E’ un professionista strapagato che deve accettare qualsiasi scelta. La politica del compagno “morbido” poteva pagare negli anni di dominio, ma i fasti di Schumi non torneranno più. Non in una F1 così competitiva, dove per vincere bisogna giocare d’attacco, con due punte.
Non ci vuole molto a capirlo. E poi un tale Eddie Irvine dopo la drammatica Silverstone 99 fu capace di prendere le redini della squadra in mano. Lo stesso Rubens Barrichello, fin troppo criticato, correva negli scarichi del kaiser. Una spalla fedele e un’ombra utilissima. Basti pensare al Gp di Suzuka del 2003.
Se invece oggi viene meno Alonso, come accaduto in Canada, Felipe non è in grado di rappresentare degnamente i colori del Cavallino. Almeno non più. Perchè non ce l’abbiamo con Massa, questo sia ben chiaro. Saremo sempre riconoscenti al brasiliano per quanto fatto dal 2006 al 2009. Il contraccolpo psicologico dell’incidente di Budapest, l’arrivo di Alonso nel team, i regolamenti cambiati, le gomme anteriori più strette ecc. Tante, troppe, le ragioni di un sempre più evidente declino.
Per non parlare dell’ordine di squadra di Hockneheim 2010, la batosta finale alle ambizioni e alla rinascita del pilota. Ma è inutile dilungarci, sarebbe come sparare sulla croce rossa.
La verità è che c’è delusione. Sogniamo di vedere due piloti correre con animo, impeto, entusiasmo. Vorremmo vedere dalla Ferrari più leggerezza e serenità nelle scelte. Meno diplomazia, meno politica (leggasi sponsor). Più corse.
La McLaren ha imboccato la strada giusta, sorrisi e vittorie. Eppure Jenson e Lewis in pista se le danno eccome. La stessa Red Bull deve fare i conti con due piloti che se potessero si butterebbero fuori a vicenda. E Horner non fa una piega: “Sono piloti, è ovvio che vogliano giocarsela”. Già, è soltanto uno sport. E Raikkonen l’aveva capito…