Vettel e la sindrome di Pedrosa…
Sebastian Vettel e Daniel Pedrosa; manici di professione. Il primo è il campione del mondo in carica di Formula 1, il secondo è da molti anni un pilota di punta in MotoGp.
Sebastian ha qualche anno in meno del collega spagnolo e ha già vinto il titolo nella massima serie. Pedrosa, frenato dagli infortuni, vanta tre mondiali in motocicletta ma nelle categorie inferiori.
Non sono molte le analogie tra questi due funamboli del motorsport eppure il modo di correre, l’approccio alla competizione dell’uno ricorda molto da vicino quello dell’altro. A entrambi piace partire davanti a tutti, dettare il ritmo e salutare la compagnia. Guidano pulito e danno il meglio di sè a pista libera. Lepri indisturbate con il vento sul casco che mal tollerano la presenza di troppi concorrenti intorno. Battaglieri col cronometro più che con i rivali.
Vettel ha praticamente già vinto il secondo alloro consecutivo, godendo di un vantaggio abissale su una concorrenza troppo variegata per rappresentare una seria minaccia . Eppure il tedeschino è stato accusato in queste ultime gare di tirare un po’ troppo i remi in barca quando si tratta di fare a sportellate.
Difetterebbe, Sebastian, di coraggio e della giusta incoscienza in bagarre. Di quella “lucida follia” che rende spietati due felini da pista come Alonso e Hamilton.
Nel 2010 Vettel giocò a bowling con Webber in Turchia e Button a Spa, speronando entrambi in maldestri tentativi di attacco. Poi migliorò in prestazione e salutò il gruppo. Fino a Silverstone 2011 dove il mancato sorpasso a Hamilton sembra avergli fatto riviviere certi fantasmi del passato.
Seb così in sordina tra le colline del Nurburgring da sembrare improvvisamente vulnerabile anche al cospetto di Felipe Massa. Una regressione improvvisa e inattesa che ha palesato alcuni limiti di un campione assoluto, ma per certi versi ancora acerbo.
Vettel è davvero poco abituato ai ruota a ruota, non è il suo habitat naturale. Ed è difficile che lo diventi finchè disporrà di un’auto così performante. Anche un fenomeno come Schumacher, dopo anni di dominio davanti a tutti, ebbe qualche difficoltà in battaglia nel 2005, annus horribilis della Rossa che fu.
Prima o poi il anche il ragazzo di Heppenheim dovrà rimboccarsi le maniche e giocare duro. Negli anni Daniel Pedrosa, accusato spesso di poco carattere nei testa a testa, è riuscito a limare questo difetto; adesso il pilota Honda lotta stoicamente e lo si vede spesso protagonista di sorpassi fulminei.
Anche Sebastian dovrà riuscire a superare questo vero e proprio blocco, in un percorso di maturazione e perfezionamento. Soltanto così facendo l’alfiere Red Bull si consacrerà definitivamente ed entrerà nel cuore dei tifosi. Viceversa resterà sempre un gradino sotto a Fernando e a Lewis nell’immaginario collettivo.
Talvolta le emozioni regalate valgono più dei punti in pista e dei numeri…