Il 2011 è la stagione delle innovazioni invisibili. Di chi è la colpa?
Una volta l’arrivo della cosidetta “stagione europea” segnava non solo il primo gran premio stagionale in programma nel vecchio continente, ma anche il momento giusto per le scuderie che avevano compiuto qualche passo falso ad inizio stagione di stravolgere il progetto iniziale e presentare qualcosa di rivoluzionario. Chi segue la Formula 1 ricorderà le famose versioni “b”, termine con il quale si alludeva a vetture profondamente modificate, tanto da renderle quasi completamente differenti da quelle che avevano preso parte alla prima gara del mondiale.
Era quello che ci si aspettava anche in queste prime due gare della stagione europea; in realtà, invece, chi è abituato a scandagliare il web alla ricerca di foto e disegni di particolari innovativi, si sarà accorto che c’è bisogno della lente di ingrandimento per scovarne qualcuno. Lo stesso Giorgio Piola, disegnatore ufficiale per Autosprint e Formula1.com, sembra sfornare una quantità di disegni decisamente inferiore agli anni scorsi. Non che manchino nuove parti da disegnare, ma i principali sviluppi ormai riguardano quasi unicamente l’ala anteriore e poche altre zone della vettura. Un profilo in più qui, una paratia smussata là, una sdoppiata, un flap aggiuntivo tra le sospensioni, ma niente di rivoluzionario, nessuno stravolgimento visibile.
Anche a Monaco, circuito su cui l’aerodinamica svolge una funzione relativamente trascurabile, le squadre hanno portato molti particolari nuovi, che però riguardano principalmente proprio i profili dell’ala anteriore. Anche la Ferrari, alla disperata ricerca di carico aerodinamico, ha portato sul circuito monegasco una nuova ala anteriore e un nuovo cofano che presenta uno sfogo più pronunciato nella parte terminale, in stile Red Bull, ma niente di più. Eppure, soprattutto da Maranello, ci si aspettava grosse novità per tentare di colmare l’enorme gap con la Red Bull. Qual’è il motivo di questa eccessiva conservatività?
In realtà la Ferrari ha tentato la strada “rivoluzionaria”, introducendo allo scorso GP di Spagna un’ala posteriore innovativa, dotata di un nolder molto pronunciato che, a detta dei tecnici, avrebbe garantito una percentuale di carico maggiore. L’ala, come ben sapete, è stata ritenuta irregolare dai commissari e la Ferrari è stata costretta a correre con quella standard.
E’ difficile individuare responsabilità in questa situazione ma è probabile che la mancanza di inventiva da parte dei tecnici sia da imputare sia ai regolamenti che alla mancanza di test. I primi sono certamente troppo restrittivi; oggi l’unica zona dove si può intervenire “liberamente” (virgolette d’obbligo…) è l’ala anteriore. Difatti tutti i team ne introducono una nuova versione ad ogni GP. Guai a inventarsi qualcosa di nuovo al posteriore senza scatenare polemiche; utopistico parlare di un nuovo telaio.
La mancanza di test svolge certamente un ruolo decisivo; oggi le soluzioni vanno provate solo ed esclusivamente il venerdì, in un ritaglio di tempo tra ricerca del setup per le qualifiche e long run per la gara. Decisamente troppo poco e troppo rischioso, visto che “perdere tempo” a provare parti nuove significa togliere tempo alla ricerca del setup migliore per qualifiche e gara. In più i treni di gomme non sono infiniti. E’ impossibile stravolgere una monoposto che non va provando solo pochi minuti il venerdì, perchè, se le novità non funzionassero, si rischierebbe di compromettere l’intero weekend, e nessun team sarebbe disposto ad un sacrificio simile.Ed è così che il lavoro dei progettisti deve limitarsi ad un semplice affinamento, senza la minima possibilità di inventarsi qualcosa di nuovo per superare la concorrenza. Non a caso, il fronte del no ai test è capeggiato proprio dalla scuderia che è in testa al mondiale, la quale ha ovviamente interesse affinchè gli altri non progrediscano.
Seguendo questa strada la Formula 1 rischia sempre di più di perdere la sua stessa indole. Il progresso tecnologico è stato da sempre il carattere principale della Formula 1. Voler imbrigliare l’evoluzione tecnica in regole eccessivamente rigide e decidere gli sviluppi da seguire anno per anno apriori su un pezzo di carta significa snaturare completamente la massima espressione dello sport automobilistico.
Ali a confronto per il Gp di Montecarlo: