Hamilton, cuore McLaren: “Io come Senna…”
E’ opinione comune che le “bandiere” nello sport siano sempre meno. Non esistono più quei professionisti che legano nel tempo le proprie imprese a un colore soltanto.
E se nel calcio sopravvive qualche rara eccezione, la situazione precipita nel mondo dei motori. Basti pensare a Michael Schumacher che, entrato nella leggenda delle corse con la passionale Ferrari, si ritrova oggi ad essere l’uomo immagine della fredda Mercedes. E’ proprio vero, le “bandiere” in F1 non esistono più, forse.
Essì perchè un pilota che sembra sinceramente innamorato della sua squadra pare esserci, ed è Lewis Hamilton. Cuore McLaren potremmo definirlo. Il campione inglese ha firmato il suo primo contratto professionistico a dodici anni proprio con Ron Dennis e da allora la sua brillante carriera è proseguita sotto le insegne di Woking.
Alla viglia della stagione Lewis era indicato da molti come l’uomo mercato del 2011, “il suo ciclo alla McLaren è finito per lui è pronta la Red Bull” qualcuno ha osato pronosticare. Balle. Infastidito da queste voci e prima ancora di saggiare in gara il potenziale della Mp4-26 Hamilton aveva tagliato corto: “Il nostro è un team fortissimo, con una grande storia, qui ci sono tanti combattenti come me. La Red Bull non riesco a considerarla come un costruttore, è un’azienda di drink energetici…Non conosco i loro piani per il futuro ma non possiamo certo metterla allo stesso livello di Ferrari e McLaren. Noi aspiriamo a raggiungere la Rossa, siamo nati per le corse.”
Il debutto in Australia della McLaren è stato dei migliori, se non fosse stato per quel fondo scocca ballerino il pilota inglese poteva andare anche più forte. La vettura è performante e tratta bene le gomme. Hamilton, galvanizzato dal secondo posto di Melbourne e allontanato lo spettro di una stagione difficile, non sembra preoccuparsi come gli altri delle lattine blu; “possiamo colmare il gap già in Malesia” ha dichiarato. Più che altro sorprende la (poca) considerazione che ha di Vettel; Lewis, anche se non lo afferma esplicitamente, non lo ritiene a livello suo e di Alonso.
Ecco quanto dichiarato dall’anglocaraibico: “Alonso è la mia nemesi. Lui e’ il mio rivale diretto, lo dice la mia storia in Formula 1, da quando ho cominciato. Fernando lo vedo come il mio Prost. Come se io e Fernando fossimo Senna e Prost. Se mi chiedete di scegliere un pilota, ovviamente scelgo Ayrton. E quindi Alonso diventerebbe come Alain. Vettel non lo vedo come un vero avversario per ora. Forse se continuerà ad avere una macchina così veloce diventerà il mio rivale, ma sono convinto che a parità di vettura vedremmo cose diverse, gare più vere. Sebastian il nuovo Mansell? No, no, assolutamente non lo ritengo all’altezza di Nigel”.
Oltre alla buona conoscenza della storia della F1 il pilota della McLaren dimostra un sincero rispetto unito ad una sana rivalità per Fernando Alonso. Nando diventa la Nemesi, dea greca della giustizia compensantrice, che nel gergo comune assume il ruolo del “nemico più acerrimo”, dell’altrà metà avversa. In questo caso colui che vuole gli stessi risultati, che ambisce agli stessi traguardi sportivi.
Hamilton sogna duelli con l’asturiano come quelli tra Senna e Prost, vorrebbe diventare per la McLaren di oggi il trascinatore che Ayrton è stato per quella di allora. Silverstone 2008 non è Donnington 1993 ma al ragazzo va dato merito di provarci sempre, con talento e con cuore, anche a scapito della razionalità a volte.
E poco importa se si finisce per snobbare un fenomeno come Sebastian Vettel che in carriera ha gli stessi “numeri” dell’inglese. Hamilton punta alla Storia, non si preoccupa di quella che per lui è soltanto “una bibita energetica”. La McLaren è lì ed è destinata a tornare davanti quanto prima. Cos’è questa se non un’incondizionata e amorevole fiducia nella propria squadra?