Ferrari: dall’Australia con i dubbi
L’esordio 2010 aveva portato alla Ferrari una doppietta. L’esordio 2011 tanti dubbi. Le Rosse devono migliorare, e farlo in fretta. Dopo i test invernali sembravano essere i più accreditati anti-Red Bull, e invece le McLaren hanno fatto subito il salto di qualità, mettendo le Ferrari in terzo piano… anzi in quarto (visto l’arrembaggio del buon Petrov). Alonso termina appunto al 4° posto, Massa settimo, in virtù della squalifica delle Sauber. Non certo il bottino che ci si aspettava, come hanno confermato sia i due piloti che lo stesso Stefano Domenicali, a fine corsa.
Alonso comincia malissimo, perde posizioni in partenza. Il gruppo lo spinge all’esterno della prima curva e si ritrova nono. Massa fa meglio, ma deve poi vedersela con il più veloce Button. L’inglese non riesce a sfruttare il DRS (l’ala posteriore mobile) per sopravanzare il brasiliano. Poi sopraggiunge Alonso dalle retrovie e il Massa-tappo è davvero troppo per entrambi. Passano. Si ristabiliscono subito i rapporti di forza tra Alonso e Massa. Il primo vola via a salvare il salvabile, il secondo rimane ai margini della zona punti, salvo poi essere graziato dalla squalifica delle Sauber, per violazioni al regolamento che riguardano la parte posteriore della monoposto.
Nella seconda parte del GP poi i tempi sul giro dei due ferraristi fanno un salto di qualità. I due inanellano alcuni giri veloci, alla fine il Fastest Lap di giornata sarà dello stesso Felipe Massa. Questo fa capire che il potenziale c’è. Ed allora ecco che, addetti ai lavori e commentatori, attaccano subito le scelte strategiche fatto dal muretto di Maranello. I tre piloti sul podio (Vettel, Hamilton e Petrov) hanno fatto solo due pit stop, Alonso e Massa tre. Tuttavia lo spagnolo difende la strategia, a ragione. Sono stati i pit stop a garantirgli i sorpassi decisivi, vedi quello su Webber. Poi parla Massa, che in qualche modo conferma anche se si contraddice. Il brasiliano, fortemente deluso, dice che avrebbero dovuto adottare un’altra strategia. Quindi, magari, i due pit-stop? Poi però difende le scelte della squadra in quanto a soste ai box. Non potevamo fare altrimenti –afferma Felipe-, quelle soste andavano fatte, perché gli pneumatici si consumavano troppo. Anche le dure. Bisognava cambiarli per mantenersi competitivi.
La scelta delle tre soste apparirebbe quindi come obbligata per la Ferrari. E qui sta la chiave di lettura della prestazione delle Rosse. Il consumo delle Pirelli era infatti la grande incognita di questo inizio di campionato, ma anche la grande variabile per le prestazioni di squadre e piloti. Non c’è dubbio quindi che la F 150° Italia consuma le gomme molto di più, e più in fretta della diretta concorrenza, almeno qui in Australia. Ecco che torniamo all’origine del problema: la superiorità tecnica della Red Bull, con un’efficienza aerodinamica che consente maggiore trazione e minore consumo delle gomme.
Ma come detto, visto i giri veloci, il potenziale in Ferrari c’è. Si tratta di capire come avere un passo di gara di pari livello e, appunto, il consumo degli pneumatici milanesi. Strano che proprio loro, che hanno fatto più kilometri di tutti in inverno, abbiamo sbagliato i calcoli sul deperimento delle coperture. Altra considerazione: i due ferraristi hanno staccato i rispettivi Fastest Lap sia con le gomme morbide che con le dure, a riprova della bontà di fondo, della loro monoposto. Inoltre, senza il dritto iniziale, Alonso sarebbe certamente salito sul podio. Così l’asturiano a caldo, dopo la fine della gara.
Alonso: “In partenza sono andato all’esterno, un po’ di casino generale. Forse potevo arrivare terzo. Giusta la strategia su tre soste. Abbiamo fatto una sosta in più, ma ci hanno permesso di passare altre vetture. Positiva anche l’ala mobile che mi ha permesso di superare pulito Rosberg. In Malesya ci sono margini di miglioramento. Penso che oggi è stata una performance piu’ normale rispetto al distacco di due secondi che avevanmo ieri in qualifica”.