Ala posteriore mobile, ma che gioco è?

L’alettone posteriore mobile è sicuramente la grande novità del 2011, non ci piove. “Finalmente un’idea intelligente per permettere i sorpassi e aumentare lo spettacolo” in tanti lo abbiamo pensato.

Ingegnosa l’idea di dare al pilota la possibilità  di ridurre l’incidenza del flap posteriore premendo un pulsante nell’abitacolo, permettendogli così di ridurre il carico aerodinamico; meno deportanza, meno resistenza, fulmineo aumento della velocità di punta per pochi attimi, quelli necessari ad effetturare un attacco.

Lasciare libero il pilota di decidere quando rinunciare a un po’ di aderenza in cambio di qualche chilometro orario in più sarebbe stata la scelta più naturale, forse troppo facile per una Federazione notoriamente amante delle complicazioni.

I primi dubbi nei riguardi di questa grande innovazione sono sorti quando si è saputo che l’ala poteva essere abbassata solo in caso di attacco, non per difendersi. La ratio di questa cervellotica scelta risiede nell’idea che permettere di usare il marchingegno ad libitum significava vanificarne lo scopo; l’uso libero significherebbe più velocità per chi attacca ma anche più per chi difende e dunque, teoricamente, addio sorpassi. Ma pare francamente strano che un pilota non possa disporre mentre guida della piena libertà circa l’uso di un mezzo tecnico a disposizione.

Accettata con riserva questa prima limitazione, ciò che davvero stupisce è la modalità d’uso dell’alettone mobile prescritta dal regolamento. La norma  stabilisce che il comando “on” e “off” che regola l’incidenza dell’alettone potrà essere utilizzato solo se ci si trova a meno di un secondo dalla vettura che si intende sorpassare e per utilizzarlo serve l’autorizzazione della direzione gara.

Eh pronto Charlie (Whiting), ciao sono Fernando, senti a occhio e croce credo di trovarmi a meno di un secondo da Vettel. Ehm… posso abbassare l’ala posteriore? Fammi sapere presto, un abbraccio.”  Scherziamoci su, meglio. Ovviamente dialogare con la direzione gara sarebbe compito dei direttori sportivi e non certo del pilota, ma come tutto questo possa essere fatto nel giro di pochi secondi e soprattutto cosa realmente significhi “autorizzazione della direzione corsa” rimane un mistero, sebbene verosimilmente tutto il sistema dovrebbe essere gestito in modo automatico.

La corsa dovrebbe essere disputata liberamente dai piloti senza intromissioni della direzione, uno sport è tale quando il gioco dei protagonisti è semplicemente controllato nel suo regolare svolgimento da giudici imparziali. 

Con queste “autorizzazioni ad agire” invece potrebbe diventare il gioco dei controllori, e questo non può piacere, risultando alquanto grottesco. D’altronde a voi piacerebbe una partita di calcio se gli attaccanti prima di tirare a porta dovessero chiedere il via libera all’arbitro?

 

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