Ferrari, Alonso chiede “rinforzi”?
Più che le montagne russe dell’ormai famigerato luna park tematico questo più che altro sembra l’ottovolante del pettegolezzo in rosso, in un periodo di magra in quanto a notizie certe, tanto è stato il tam tam mediatico che si è scatenato riguardo a certe voci inerenti alla Scuderia Ferrari.
In base a quanto riportato dal noto quotidiano La Gazzetta dello Sport sembrerebbe che Fernando Alonso, all’indomani della sonora batosta di Abu Dhabi, abbia sbattuto i pugni sul tavolo chiedendo di potenziare la squadra e il muretto in vista della prossima stagione ingaggiando anche tattici di sua conoscenza. Troppo grave l’errore commesso negli Emirati per rischiare di commetterne di simili in futuro.
Quello che serve alla Ferrari è uno stratega di grande spessore, capace di scegliere le tattiche di gara non affidandosi soltanto a dati numerici e parametri tecnici ma con intuizione, inventiva e magari un colpo di genio. Serve qualcuno in grado di “leggere la partita” nel modo più tempestivo possibile lo abbiamo scritto noi per primi nelle pagelle di fine stagione. In passato Maranello da questo punto di vista guardava tutti dall’alto in basso potendosi fregiare delle prestazioni del miglior team manager in circolazione, quel Ross Brawn adesso a capo della Mercedes Gp. Poi il delicato ruolo è toccato all’ingegnere Luca Baldisserri mentre dall’anno scorso il “capo operazioni in pista” è Chris Dyer già ingegnere di macchina di Michael Schumacher e Kimi Raikkonen con i quali ha vinto tre titoli Piloti.
Proprio contro Chris Dyer, educato e simpatico australiano, la maggior parte dei media e degli addetti ai lavori ha puntato il dito reputandolo il colpevole del disastro di Abu Dhabi, essendo lui il coordinatore dei tecnici al quale spetta l’ultima parola in fatto di strategie. Non noi, troppo semplice infatti trovare un capro espriatorio, la verità è che le decisioni vengono prese in pochi istanti da quattro o cinque professionalità al muretto, all’ingegnere capo spetta si l’ultima parola ma non è certo un despota. La verità, detta e ridetta, è che la squadra è andata in confusione, ha avuto semplicemente paura di vincere.
Probabilmente gli stessi vertici del Cavallino si saranno resi conti di dover intervenire per potenziare le risorse umane del team, ben più strano sarebbe se la sollecitazione fosse venuta direttamente dal pilota. Lo stesso Alonso poco tempo fa ha salomonicamente dichiarato che era inutile ricercare colpevoli, che si vince e si perde tutti insieme. Parole importanti da vero uomo squadra, “nessuna caccia alle streghe, siamo un team unito”. Un messaggio positivo che tozzerebbe però irrimediabilmente con le voci di un Alonso imbronciato e stizzito che pretenderebbe di portare al muretto i suoi uomini di fiducia dei tempi della Renault.
Alonso come Valentino Rossi o più semplicemente come quei campioni di calcio che per rimanere in una squadra e vincere chiedono “acquisti” al loro presidente? Che abbia il carisma per avanzare certe pretese e probabilmente anche la giusta credibilità è cosa scontata, che poi a noi possa piacere più il ragazzo che nelle dichiarazioni rincuora e assolve Chris Dyer è un altro paio di maniche. Sperando infine che lo stratega arrivi, ma che nessuno paghi più del dovuto.