Sconfitta a testa alta, Alonso “amo questo team”
La fine del ballo iridato per Alonso coincide con un maldestro ordine impartito dal muretto al pilota “Massa è uscito dietro a Webber, ora devi entrare tu” e poco dopo “Bravo sei davanti ma dobbiamo superare in pista la Renault di Petrov e la Mercedes di Rosberg”…il resto della storia lo conosciamo tutti.
Si è parlato tanto del suicidio sportivo della Ferrari, dovuto alla frenesia, a una strategia che chiamare conservativa è un complimento, alla confusione in cui è piombato all’improvviso tutto il team per paura di sbagliare, per paura di osare e di attaccare. Troppo difensivista la Rossa e poco lucida nelle scelte, ci sono quei giorni da eroi in cui bisogna aver il coraggio di colpire senza stare lì a fare troppi calcoli tra numeri e parametri. Correre e basta, più cuore e meno cervello, doveva essere così, tante volte così è stato ma non negli Emirati Arabi e bisogna pur farsene una ragione.
Smaltita la cocente delusione a mente fredda bisogna ammettere che quella di Fernando Alonso è stata una stagione esaltante e sarebbe un errore, oltre che ingiusto, racchiuderla tutta in un singolo episodio, seppur avverso e fatale. La Ferrari attaccata a destra e a manca per l’occasione perduta è la stessa squadra che con una vera e propria impresa si è regalata la fondata possibilità di vincere un titolo fino a metà stagione insperato.
E dai vertici di Maranello trapela più orgoglio per quanto realizzato che amarezza per quanto perso, in primis dal team principal Stefano Domenicali “Un episodio negativo non può cancellare tutte le cose positive che si sono viste in questa stagione. Se siamo tornati a lottare per l’iride fino all’ultimo lo dobbiamo alla bontà del lavoro che avevamo iniziato già alla fine dello scorso anno sulla macchina del 2010, alla coesione e alla capacità di reazione che abbiamo dimostrato nei momenti più difficili di questa stagione. Va dato merito alla Red Bull di aver portato in pista una macchina superiore alla nostra, un mondiale non si vince e non si perde in una sola gara”
Anche il presidente Luca Cordero di Montezemolo difende il lavoro della squadra e quanto fatto vedere dal Cavallino nel corso di questa intensa stagione “Una stagione straordinaria con un epilogo amaro ma siamo tornati là dove la Ferrari deve essere, in lotta per la vittoria: se, a parte due eccezioni, è dal 1997 che arriviamo alla fine della stagione o da campioni del mondo oppure in lizza per la vittoria finale, vuol dire pur qualcosa. Nello sport, ricordiamocelo sempre, il confine fra la vittoria e la sconfitta è sempre molto sottile e bisogna saper accettare quando si perde così come si deve vivere con sobrietà il successo, noi ringraziamo tutti i tifosi per il grande affetto e il continuo sostegno”.
La chiusura più bella spetta al protagonista del sogno infranto, a Fernando Alonso, il vice campione del mondo, caparbio trascinatore e sempre più uomo squadra nel lanciare il messaggio che si vince e si perde tutti insieme “L’epilogo della stagione non deve cancellare tutte le cose positive che abbiamo fatto quest’anno e, lo ripeto, per me è un anno da dieci. Ci sono stati momenti bellissimi, come il podio di Monza, che resteranno indelebili nella mia memoria e nessuna amarezza potrà mai cancellarli. Ora è inutile stare a cercare chi ha sbagliato. Un mondiale che svanisce per quattro punti dopo 19 gare può essere stato perso in tante occasioni, non solo alla fine. Noi siamo una squadra: vinciamo e perdiamo tutti insieme, inutile cercare colpevoli. Sono felice di essere alla Ferrari di sentire insieme a tutti i nostri uomini e alle nostre donne l’orgoglio di far parte di questa famiglia e della sua storia straordinaria. Siamo un grande gruppo e lo dimostreremo soprattutto in questo momento così difficile, dove l’amarezza si fa sentire forte dentro ognuno di noi.So che a Maranello tutti stanno lavorando duramente sulla macchina nuova, per cercare di cominciare l’anno prossimo ancora più competitivi. So che qui a Yas Marina i meccanici sono di nuovo in pista per preparare una settimana di test e non vedo l’ora di riabbracciarli venerdì, quando tornerò ad Abu Dhabi per provare le nuove gomme Pirelli. Questo è lo spirito della nostra gente, la voglia di reagire subito, di lavorare ancora più duramente per inseguire la vittoria. Questo mi ha fatto innamorare, oggi ancora di più, della Ferrari”.
Ancora Domenicali paragona la debacle araba a “una finale di Coppa del Mondo di calcio che si decide ai rigori” e laconico aggiunge “ecco noi abbiamo tirato quello decisivo fuori” . Volendo si può paragonare la Ferrari alla Germania calcistica, tanti trionfi ma anche tanti campionati persi all’ultimo, basti ricordare le lacrime amare di Jerez 1997, Suzuka 1998, Suzuka 1999, Suzuka 2006, Interlagos 2008 oltre che ovviamente Abu Dhabi 2010, ultima delusione cocente in ordine di tempo da cui però bisogna uscire a testa alta, orgogliosi di una Ferrari che fa emozionare e sognare i suoi tifosi, che esporta il meglio dell’Italia facendo risuonare in tutto il mondo il nostro Inno.
Dopotutto negli ultimi tempi anche i trionfi sono stati tanti, cinque, storici, di seguito negli anni d’oro di Schumacher più quello incredibile nel 2007 di Raikkonen, per non parlare dei tanti titoli Costruttori. Che qualche volta o anche la maggior parte delle volte poi si possa perdere e arrivare secondi fa parte della logica dello sport e va accettato, mentre poter affermare che la Ferrari è sempre lì a giocarsela è motivo di vanto e soddisfazione e proprio per questo non le si può dire altro che…Grazie.