Monza 2000
Michael Schumacher è in lacrime. Ha appena vinto il sesto GP della stagione, eguagliato il record di vittorie di Ayrton Senna e ha finalmente interrotto il digiuno di risultati che stava mettendo a repentaglio, ancora una volta, il campionato del mondo piloti; ma Schumy, l’uomo d’acciaio, il pilota freddo e calcolatore, piange a dirotto. Mika Hakkinen, suo acerrimo rivale, e il fratello Ralf, rispettivamente secondo e terzo, cercano di rincuorarlo ma i microfoni fanno ascoltare al mondo intero il pianto di Schumy.
Non è una vittoria felice quella della Ferrari al gran premio di casa del campionato di F1 del 2000. L’impianto ha subito numerose modifiche e la prima variante è stata completamente stravolta. Le due famose chicane hanno lasciato il posto ad una “S” molto insidiosa e impegnativa, immediatamente criticata dai piloti. Si teme una pericolosa carambola alla partenza e si parte ad alta tensione. L’incidente si verifica ma, fortunatamente, vede coinvolti solo Alesi e Irvine; niente di troppo eclatante. Ma quando il peggio sembra ormai passato, ecco che diverse monoposto si toccano alla frenata della Roggia e danno vita ad una carambola spaventosa.
E’ un attimo: la Jordan di Frentzen è chiusa nella morsa di Barrichello e Trulli e finisce rovinosamente in testacoda tra i due. I detriti volano ovunque, poi il polverone. Non è finita. Nelle retrovie c’è stato un altro contatto e l’Arrows di De La Rosa si cappotta più volte, si impenna sulla McLaren di Coulthard ferma nella via di fuga e atterra sfiorando Barrichello. Quando finalmente la polvere si dirada si riesce a fare la stima dei danni. Tutti i piloti sono incredibilmente illesi e chi era balzato in piedi dal divano di casa tira un sospiro di sollievo. Poi, però, le telecamere inquadrano un angolo a bordo pista dove i medici si sbracciano su un corpo esanime. Solo qualche estenuante minuto dopo si capisce che ad essere coinvolto è un addetto al servizio antincendio e si scava tra i replay per capire cosa sia successo.
Dopo dieci giri dietro alla safety car, e solo quindici piloti in gara, la corsa riprende. Schumacher martella a suon di giri veloci Mika Hakkinen. Schumy conserva la leadership anche dopo il perfetto pit stop mentre Mika è invece in affanno e fatica a mantenere il ritmo del tedesco. Michael Schumacher vince autoritariamente il GP d’Italia davanti ad Hakkinen e Ralf Schumacher, ottimo terzo. I tifosi accolgono in un bagno di folla il vincitore; in pista solo pochi però sanno della morte di Paolo Ghislimberti, l’addetto della CEA colpito dalla ruota impazzita di Frentzen, ma da casa era ormai già tutto chiaro da tempo.
E’ una conferenza stampa insolita. I piloti sono stati finalmente informati della morte dell’addetto CEA e appaiono scuri in volto e visibilmente provati dalla triste notizia. Tocca proprio a Schumacher dare il “la” alle dichiarazioni post gara, ma l’emozione di aver eguagliato un grande come Senna nelle vittorie e aver vinto davanti al pubblico di casa dopo quasi tre mesi di digiuno si mescola alla tristezza della morte di un appassionato e si trasforma in un pianto sincero, di sfogo. Michael Schumacher, maestro di freddezza e controllo, sveste i panni dell’eroe e, per un attimo, lascia intravedere l'”uomo” che si nasconde dietro quella tuta da campione del mondo… Forse la vittoria più importante della carriera per Michael.