Ruote scoperte: da sempre un problema per la sicurezza
Siamo saltati tutti dal divano nel vero senso della parola assistendo allo spaventoso volo di Webber nell’urto con la Lotus di Kovalainen. Fortunatamente tutto si è risolto “solo” con un grande spavento, ma i rischi corsi dal pilota australiano sono stati veramente altissimi.
Purtroppo, ancora una volta, le macchine da corsa a ruote scoperte rivelano la loro intrinseca pericolosità. La storia delle corse è piena zeppa di episodi che hanno visto vetture decollare su altre a causa del contatto con le gomme, in special modo quelle posteriori, che si trasformano in una vera e propria catapulta; purtroppo non tutti gli episodi sono finiti con un semplice spavento, ma ciò nonostante non è stata mai adottata una soluzione concreta. Qualche idea risale agli anni ’70, con protezioni istallate dietro alle gomme posteriori, ma nessuna di queste ha avuto un seguito.Negli anni le vetture hanno acquisito una resistenza agli urti veramente notevole, grazie a crash test che mettono a dura prova i telai prima ancora dei botti in pista, ma resta il fatto che se una monoposto decolla…non si sa dove e cosa possa colpire tornando al suolo.
Il pericolo c’è ed è altissimo. Finchè una vettura decolla su un’altra, almeno in teoria, non dovrebbero esserci conseguenze per il pilota, perchè le monoposto sono ormai dotate di un efficiente roll-bar che protegge efficacemente la testa del pilota. I rischi si corrono invece se la vettura non atterra “morbidamente” sull’asfalto ma entra in contatto con le barriere di protezione o i muretti. Di seguito vi mostriamo alcuni episodi, di cui gli ultimi due si sono conclusi purtroppo tragicamente per i piloti (Jeff krosnoff, pilota di Indy car, e Marco Campos, F3000), proprio perchè la vettura, dopo aver spiccato il volo, è entrata in contatto con un “corpo” solido in una dinamica “atipica” per i crash test convenzionali.
Questo è il volo di Webber oggi a Valencia. Spaventoso!
Il video seguente mostra il famoso volo di Patrese su Berger durante il GP di Estoril nel 92.
Questo è invece il perfetto “tressessanta” di Fittipaldi nel 93 a Monza
In entrambi i casi nessun problema per i piloti, visto che le monoposto tornano sull’asfalto senza colpire nulla nei paraggi.
In questo video vediamo invece il volo di Lucas Di Grassi, davvero molto simile a quello di Webber.
I due video successivi sono invece la prova che se qualcosa va storto nella dinamica e la vettura entra in contatto con qualche corpo estraneo le conseguenze possono essere molto gravi e causare, purtroppo è il caso dei due video seguenti, la morte del pilota.