Per non dimenticare: Roland Ratzenberger
Sono in pochi a ricordare il penultimo pilota rimasto ucciso in un week-end di F1. La morte del pilota austriaco è sempre rimasta in secondo piano rispetto a quella del campionissimo Ayrton Senna, morto il giorno successivo in quel maledetto GP di San Marino 1994. Ripercorriamo la storia sfortunata del povero pilota austriaco dimenticato dalla stampa ma non dagli appassionati.
INIZI – Roland Ratzenberger nasce a Salisburgo il 4 Luglio 1960, ma lui preferisce far credere di essere nato nel 1962 per apparire più giovane e avere migliori sbocchi per la sua carriera. Infatti inizia a correre nella Formula Ford tedesca un pò tardi, a 23 anni. Arriva al successo due anni dopo, nel 1985, quando vince il Formula Ford Festival. L’anno successivo passa nella Formula 3 inglese, dove arriva 12°. Nel 1987 arriva una buona opportunità: un posto nella prima stagione del WTCC. Finisce il campionato 10° con 3 podi ma è sfortunato: la serie chiude i battenti dopo una sola stagione (verrà riproposta nel 2005) e Roland torna nella F3. Il 1989 lo vede impegnato sia nella F.3000 inglese (3° posto finale) che nel BTCC (il turismo inglese).
VERSO LA F1 – Nel 1989 inizia anche la sua carriera nei prototipi: partecipa alla 24 ore di Le Mans ma si ritira dopo sole 3 ore di gare. Nel 1990 si trasferisce in Giappone per disputare prima il campionato locale prototipi (1990 e 1991), poi la Formula 3000 (1992 e 1993), dove vince due gare. Fino al 1993 continua a partecipare alla manifestazione francese, quando ottiene un 5° posto, il suo miglior risultato.
IL SOGNO – C’è una nuova scuderia al via del campionato del mondo di F1 1994: la Simtek, team britannico fondato da Max Mosley e Nick Wirth (ora in Virgin) nel 1989 e ora pronto al grande salto in F1. La vettura non è un gran chè, la si può quasi paragonare proprio alla Virgin di oggi in termini di prestazioni. Mancano pochi giorni all’inizio del Mondiale ma la Simtek non ha ancora trovato una seconda guida da affiancare a David Brabham, il più giovane figlio di Jack Brabham. Wirth decide di ingaggiare Roland per 5 gare: il suo contratto sarà ridiscusso in base alle prestazioni di questi 5 appuntamenti. Dopo anni di gavetta, per Roland si corona un sogno, la F1. Un sogno arrivato forse un pò troppo tardi, a 33 anni, ma l’importante è che sia arrivato. La stagione inizia in Brasile, Interlagos. La sua Simtek numero 32 non si qualifica: il suo distacco da Senna è di 6,7 secondi. Troppi. Debutto in gara rinviato in Giappone dunque, ad Aida. Roland non spreca l’occasione di conoscere la pista imparata durante la sua avventura giapponese. L’austriaco si qualifica e completa anche la corsa. Finisce 11°, complici i tantissimi ritiri, e a 5 giri. Ma Roland ce la fa, arriva al traguardo. Ed è come una vittoria.
QUEL GP MALEDETTO – Terzo appuntamento, Gp di San Marino. Sabato 30 Aprile 1994, sessione di qualifiche. Il week-end imolese non è iniziato nei migliore dei modi: l’ambiente è già scosso per il terribile incidente del venerdì di Rubens Barrichello con la sua Jordan. Ma ora è tempo di indossare il casco e spingere, cercando di trovare quella qualificazione per continuare a sperare di prolungare l’accordo di 5 gare. Roland scende in pista per segnare il suo tempo. Dopo qualche giro, la sua vettura ha un problema all’ala anteriore ma l’austrico, forse non accortosi del danno, non rientra ai box: Raztenberger incomincia un nuovo giro lanciato. Poco prima della curva Villeneuve, l’ala cede definitivamente e s’infila sotto le ruote anteriori, non permettendo a Roland di sterzare. L’impatto a 306km/h contro il muro è terribile e le condizioni di Roland appaiono subito molto gravi. Inutili i soccorsi, Roland non ce la fa: fatale la frattura alla base del cranio che ha riportato dopo l’incidente. Il collare HANS, introdotto nel 2001, avrebbe potuto salvargli la vita. Non succedeva dal 1982 che in un week-end di gara un pilota rimanesse ucciso. Il mondo della F1 si stringe attorno al debuttante austriaco. Solo per poco però: l’incidente del giorno successivo ad Aytron Senna, ben più famoso e importante a livello sportivo di Roland, farà dimenticare la morte del povero austriaco sconosciuto. Proprio quell’Ayrton che aveva portato con se nel suo abitacolo la bandiera austriaca da mostrare per ricordare il povero Roland. Anche al funerale di Ratzenberger ci vanno pochissimi addetti ai lavori. Tra questi c’è Max Mosley, il quale ricorderà dieci giorni dopo:”Roland è stato dimenticato. Sono andato al suo funerale perchè tutti sono andati a quello di Ayrton. Credevo fosse importante che qualcuno andasse al suo“. Mosley ha ragione. Roland è stato dimenticato. Noi invece vogliamo ricordarlo ancora. Ciao Roland!