Prove libere in Bahrain, adesso parla la pista

Il digiuno è così finito, la pista comincia a dare i suoi primi verdetti. Arrivano le prime sorprese, ma attenzione a leggere questi primi dati con le necessarie lenti interpretative. Fatto sta che la tabella dei tempi ci dà un Rosberg sopra tutti; a 4 decimi l’ex campione del mondo, Lewis Hamilton, quindi Shumacher e Button. Eccolo lì il plotoncino Mercedes a monopolizzare la parte alta della classifica, gli altri inseguono.
Dopo queste prime sessioni di prova in Bahrain vediamo così sopra tutti due dei quattro big team che si giocheranno i titoli mondiali. Ferrari e Red Bull stanno, per il momento, dietro. Tuttavia mentre per Ferrari (Massa 7°, Alonso 9°) si è probabilmente trattato di una scelta strategica, nel non voler cercare il giro veloce, per Red Bull c’è stato invece qualche problemino di troppo.
Due i fuori pista per Vettel, mentre Webber ha accusato un problema tecnico dopo soli 12 giri, problema che lo ha costretto allo stop: ecco spiegato il suo tempo altissimo, a ben 5 secondi dal best lap del giovane pilota di casa Mercedes. Il vecchio invece ha ammesso di essere un po’ arrugginito. Shumacher si è detto soddisfatto della resa della sua monoposto, che -ha dichiarato- è andata molto meglio nella seconda sessione. L’ex ferrarista ha comunicato che la sua Mercedes aveva qualche problema di assetto in mattinata, problemi risolti dopo il primo stop. Si dice ancora non proprio al top della forma, soprattutto se si tratta di cercare il tempo secco sul giro singolo. Bene, come ha lui stesso affermato, la resa della vettura della casa di Stoccarda sui long-run già provati sul circuito di Sakhir.


La Ferrari sembra rimanere guardinga, in attesa. Ma non c’è dubbio che, qualunque siano state le sue scelte strategiche e di approccio a questa prima giornata di prove libere, se avranno la possibilità di dimostrare la superiorità palesata in febbraio, dovranno sudarsi anche solo un posto al sole… lì in prima fila.

Discrete, e secondo le previsioni, le prestazioni dei team da “Terra di Mezzo”. 10° e 11° i due piloti di Sauber, De La Rosa e Kobayashi; 8° e 15° posto per le due Renault di Petrov e Kubica. Del gruppo “di mezzo” anche Force India e Williams. Tuttavia anche quest’anno Barrichello (13° tempo) comincia a prenderle dal suo compagno di squadra di turno: il giovane Hulkenberg ha infatti staccato un onorevole 6° tempo, alle spalle dei migliori. Imbarazzanti le prestazioni dei team “piccoli”. Possiamo infatti tracciare una linea di demarcazione ben definita, osservando i tempi di oggi. Fino al 15° posto, cioè fino ai confini meridionali della già citata “Terra di Mezzo”, possiamo dare la sufficienza a quei piloti, e quei team, capaci di restare entro i 2-3 secondi di ritardo rispetto al vertice.

Poi c’è il gruppetto al di sotto del sei in pagella, e al di sopra dei 4-5 secondi di ritardo in tabella. Alla Toro Rosso un (quasi) nulla di fatto, con Buemi fermo per l’intero pomeriggio in pit-lane per un problema al posteriore, ed il suo compagno di squadra, Alguersuari finito contro le barriere mentre percorreva la nuova sezione del circuito arabo.
Poi le Lotus, che vincono la guerra dei poveri contro le Virgin di patron Branson. I due piloti della scuderia di Fernandes, Kovalainen e Trulli strappano due scintillanti 18° e 19° posto ai colleghi Glock e Di Grassi, finiti appunto 20° e 21°. Se i primi si attestano sui 5,5 secondi di ritardo, i secondi non vanno oltre i 6,5 secondi di distacco dai primi. C’è da dire che i piloti Lotus hanno girato con carico di benzina per la maggior parte del tempo, ma i best lap sono arrivati solo in chiusura, quando appunto hanno girato leggeri per fare il “tempone”.


Peggio, e di molto, hanno fatto all’HRT. Bruno Senna è rimasto a +11 secondi, poi più nulla per un problema ai freni. Neanche questo l’indiano Chandock, la cui vettura è rimasta ai box perchè ancora non pronta. Non scenderà in pista prima della sessione finale di sabato. Visto queste magre figure tornano molti degli interrogativi che ci si poneva, in tempi non sospetti, circa l’utilità di spingere all’estremo per la presenza di questi team che si rivelano non proprio all’altezza della situazione.

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