Lotus F1, all’altezza del suo nome?

lotus-f1Forse i più giovani neppure se la ricordavano, la Lotus. Questo nome diventato leggenda nel mondo delle corse, tornerà in Formula 1 nel 2010 grazie ad un investimento malese. Ma sarà la nuova Lotus all’altezza del suo nome?

Forse no. Perché della leggenda è rimasto solo il nome e niente di più. Passata alla storia grazie alle imprese di Jim Clark, la Lotus vinse il suo primo gran premio di F1 a Montecarlo, nel 1960. L’ultima vittoria nel Gran Premio degli Stati Uniti, nel 1987: alla guida, un certo Ayrton Senna.

Ma per associazioni mentali, dici Lotus e pensavi a Colin Chapman, grande ingegnere che rivoluzionò il mondo delle corse di quell’epoca, introducendo novità tecniche geniali. Le sospensioni a quadrilatero deformabili su ruote indipendenti, gli studi sulla leggerezza della monoposto e l’applicazione della monoscocca sono tutte sue genialate. Anche il concetto di deportanza fu introdotto dalla Lotus in F1, utilizzando ali anteriori e posteriori che poi portarono all’effetto suolo e le minigonne, che divennero Wing Cars tra gli anni 70 e 80. Insomma, gran parte delle soluzioni della tecnica moderna derivano dall’evoluzione delle sue invenzioni. Una mente geniale e una personalità unica nel suo genere, che venne meno nel 1982, anno in cui Chapman se ne andò per sempre. Dopo quel giorno, iniziò il lento declino del team.

Sarà anche per questo che la Lotus del 2010 vivrà nell’ombra del mito. Dunque, un messaggio per Fernandes e company: l’entusiasmo e i soldi non bastano. Già la vecchia Lotus aveva sperimentato cosa voleva dire non avere Chapman alla guida del team: si ritirò nel 1994, dopo alcune stagioni di quasi assoluto anonimato.

Lascia un commento